mercoledì 14 agosto 2013

- Ebbene, sia - soggiunse Rufino, alzandosi in piedi bruscamente. - Ci verrò, dal momento che tu ci tieni tanto.

Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
Un’allodola canta sui campi arati - cap. 7

Era cominciata la settimana santa.
I Cristiani si accingevano tutti a festeggiare solennemente il mistero della morte e della resurrezione del Signore. Furono sospesi i lavori campestri e sopite le dispute. Il popolo si affollava nelle chiese. Le funzioni sacre facevan parte della vita, come il lavoro e le dispute, ma ne facevan parte più profondamente. Tutti sentivano il bisogno di lavarsi nel sangue di Cristo. Era un bisogno quasi fisico di rinnovamento, di ringiovanimento e di resurrezione. Fin nei villaggi più sperduti, dovunque ci fosse un sacerdote, la terra cristiana si imbeveva del sangue di Cristo e si faceva più pura e più forte. La cristianità rinverdiva. Nasceva una nuova primavera.

Anche all’eremo i frati si accingevano a celebrare la Pasqua.
Essi sentivano il bisogno di rimettersi a nuovo. Il giovedì santo Francesco invitò i suoi frati a celebrare tutti insieme la Cena del Signore. Essi si sarebbero comunicati tutti alla stessa Messa e poi avrebbero preso parte ad un convito fraterno. Nel fare quest’invito, Francesco pensò sopra tutti a frate Rufino. Durante tutta la Quaresima questi s’era tenuto in disparte dai compagni.
Frate Leone si recò da lui per comunicargli l’invito di Francesco.
- Di’ a frate Francesco che non verrò - ribatté Rufino. - Del resto, non intendo più seguirlo. Voglio restar qui in solitudine. Così facendo son più sicuro di salvarmi, anziché indulgere ai capricci di frate Francesco. Il Signore stesso me ne ha dato assicurazione.
Quando Francesco lo seppe, ne fu rattristato fin nel profondo del suo cuore. Mandò frate Silvestro presso Rufino per indurlo a venire. Ma questi rifiutò di nuovo.
Si diede, pertanto, inizio alla Santa Messa senza Rufino. Questa assenza torturava Francesco che, prima della Elevazione dell’Eucarestia, spedì un terzo frate a chiamare Rufino.
- Vai a dirgli che venga almeno a vedere il Corpo di Cristo!
Ma Rufino non si mosse, simile alla roccia su cui stava seduto.
Dopo la Comunione, Francesco, al colmo della tristezza, si ritirò in disparte per piangere.
- Fino a quando, o Signore - diceva Francesco tra le lacrime - lascerai che il mio agnello così semplice si perda?
Poi, Francesco, s’alzò di scatto e si recò di persona presso Rufino nel suo ritiro. Allorché questi scorse la figura di Francesco, ne fu colpito; ma non si mosse.
- Perché, frate Rufino, m’hai tu inflitto questo grande dolore? Io t’ho fatto chiamare per ben tre volte e tu ti sei sempre rifiutato di venire. E in un giorno come questo per di più! Perché? Dímmene il perché - supplicava Francesco.
Nelle sue parole non suonava accento di rimprovero. Parlava in lui l’angoscia d’una madre. Tutto il suo essere in quell’istante era proteso verso Rufino. Trattenendo il respiro, Francesco spiava il volto del frate. Che mai non avrebbe fatto per aiutarlo ad aprirsi ?
- Te l’ho già fatto sapere il perché - rispose Rufino, con un tono di voce tra il burbero e l’impacciato. - Mi sembra più sicuro seguire la strada dei vecchi eremiti anziché le tue fantasie. Se ti dessi ascolto, ne verrei sempre distolto dalla via della preghiera. Così avvenne già in passato, quando tu mi mandavi a predicare or qui or là, o a curare i lebbrosi. No, non è questo che il Signore vuole da me. Il mio stato di grazia coincide con la preghiera, lontano dagli uomini. Lontano dagli uomini, lontano da tutto.
- Ma in questi giorni in cui il Signore stesso volle celebrare la Pasqua con i suoi apostoli, tu non puoi rifiutarti di venire a cena con noi - disse Francesco.
- Ti assicuro che non ne vedo l’utilità. Preferisco restar solo, come il Signore mi ha suggerito rispose Rufino.
- Il Signore è la dove sono i tuoi fratelli replicò dolcemente Francesco. - Orsù, frate Rufino, in nome della carità che è Dio stesso, te ne supplico, fammi questo favore. Tutti i frati ti aspettano. Essi non possono dare inizio al convito pasquale senza di te.
- Ebbene, sia - soggiunse Rufino, alzandosi in piedi bruscamente. - Ci verrò, dal momento che tu ci tieni tanto.
Poi aggiunse brontolando:
- Ma non rinuncio al mio progetto. Tornerò qui il più presto possibile.

Nessun commento:

Posta un commento