giovedì 8 agosto 2013

Lui stesso mi ha rivelato che noi s’aveva a vivere secondo la forma del santo Vangelo; vivere, semplicemente vivere, insomma. Vivere soltanto, ma intensamente. Vivere seguendo l’umiltà e la povertà dell’altissimo Signore Gesù Cristo, trascurando ogni volontà di dominazione, ogni forma di prestigio, ed ogni possesso di beni materiali.


 Eloi Leclerc, La sapienza di un povero

È l’alba che s’accende? - cap. 6

In primavera, quando i sentieri tornarono a farsi praticabili, Francesco si mise in cammino per andare a far visita a sorella Chiara. Egli aveva finito per cedere alle insistenza di frate Leone. L’ultimo inverno trascorso all’eremo era stato il più povero di sole che Francesco avesse conosciuto in vita sua. Nondimeno, partendo dalla piccola montagna, non le diceva addio. Egli si riprometteva di tornarci il più presto possibile.
Assistito da Leone, suo solito compagno di viaggio, Francesco prese lungo i pendii boscosi che già venivan coprendosi di giovane vegetazione. Al di là delle colline lucenti d’acqua e di sole, Francesco si avviò per la strada che conduceva a San Damiano.

Ne fu molto felice Chiara, quando le annunziarono l’arrivo di Francesco. Ma quand’essa vide quel volto scarno e terroso, specchio di interni dolori, Chiara fu colta da un senso di pietà e di tristezza.
- Padre - esclamò Chiara sottovoce - quanto avete dovuto soffrire! Perché avete aspettato tanto a lungo prima di venire a trovarmi?
- La tristezza - replicò Francesco - mi pesava e mi paralizzava. Ho sofferto molto e non ho ancora finito di soffrire.
- Perché affliggervi tanto, Padre? - disse Chiara. - Vedete quanto vi fa male tutto ciò. E noi abbiamo tanto bisogno della vostra pace e della vostra gioia.
- Non soffrirei tanto - rispose Francesco - se il Signore non mi avesse affidato questa grande famiglia, e se non mi sentissi responsabile della fedeltà dei frati alla loro vocazione.
- Sì, vi capisco - soggiunse Chiara, che intendeva risparmiargli spiegazioni troppo penose.
Ma Francesco era desideroso di parlare. Aveva il cuore gonfio, ed era per lui un sollievo il poter esprimersi liberamente.
- Oggi - riprese Francesco - la nostra vocazione è revocata in dubbio. Molti frati considerano con una punta d’invidia forme di vita religiosa più e meglio organizzate, più efficienti e più solide. Essi vorrebbero che noi le adottassimo. Io temo che essi aspirino a ciò, preoccupati solo di non apparire inferiori agli altri. Essi aspirano a farsi un posto al sole. Io, per mio conto, non sono contrario a queste forme di vita religiosa già approvate dalla Madre Chiesa. Ma il Signore non mi ha chiamato perché io fondassi un Ordine potente, né una Università, né una macchina da guerra per combattere gli eretici. Un Ordine potente ha scopi ben precisi. Ha da fare o da difendere qualcosa, e perciò si organizza in vista dei suoi fini. Tale Ordine non può non essere forte ed efficiente. Ma il Signore non ha imposto a noi frati minori di fare o di riformare o di proteggere qualche istituto nell’ambito della Santa Chiesa. Lui stesso mi ha rivelato che noi s’aveva a vivere secondo la forma del santo Vangelo; vivere, semplicemente vivere, insomma. Vivere soltanto, ma intensamente. Vivere seguendo l’umiltà e la povertà dell’altissimo Signore Gesù Cristo, trascurando ogni volontà di dominazione, ogni forma di prestigio, ed ogni possesso di beni materiali. Ho molto riflettuto, nel corso del mio ultimo ritiro quest’inverno sulla montagna. E mi sono convinto fino all’evidenza che questa vita secondo la forma del Vangelo è tale che non si possono ad essa applicare i princìpi organizzativi degli altri Ordini, senza il rischio di venirne distrutta. Essa non può venir regolata dall’esterno. Questa vita evangelica, se vissuta in modo autentico, deve fiorire in piena libertà e trovare la propria legge in se stessa. Taluni frati mi chiedono una regola più precisa e meglio determinata. Ma io non posso dir loro più di quanto ho già detto e che è stato pienamente approvato dal Signor Papa: che, cioè la regola e la vita dei frati minori si riducono all’osservanza del Vangelo di Nostro Signor Gesù Cristo. Non ho nulla da aggiungere, né da togliere fino ad oggi alla predetta affermazione. Vivano pertanto i frati nelle condizioni umili e povere in cui visse il Signore, ed annuncino come Lui il Regno dei Cieli a tutte le creature, ed emigrino di luogo in luogo se ne sono cacciati e perseguitati. E si nutrano di tutto ciò che vien loro offerto, dovunque vengano ospitati. I frati che vivranno in tal modo, anziché costituire un Ordine potente, costituiranno in ogni luogo delle libere comunità di amici. Essi saranno veri figli del Vangelo. Essi saranno degli uomini liberi, giacché nulla ne limiterà l’orizzonte. E lo Spirito del Signore soffierà su di loro come vorrà.

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