venerdì 18 aprile 2014

la casa dove abita il Maestro è la tenerezza dell’amore divinamente connaturale di una madre per un figlio e di un figlio per la madre


Alla fine di questo lungo esodo ci ritroviamo 
sotto la Croce, 
ci ritroviamo sotto ogni croce 
e come Etty non possiamo che sentirci attratti da ogni «pezzetto di terra in mezzo alla brughiera in cui sono scaraventati tanti destini umani» (21). 
E proprio sotto la Croce 
possiamo assaporare il frutto più dolce del Paradiso: 
«Donna ecco tuo figlio… ecco la tua madre» (Gv 19,26-27). 
Ecco la vera <ora decima> (Gv1,39) in cui il Maestro ci svela il suo nascondiglio nella "cella del vino" (Ct 2,4) a lungo maturato: 
la casa dove abita il Maestro è la tenerezza dell’amore divinamente connaturale di una madre per un figlio e di un figlio per la madre. 
Sotto la croce, 
sotto ogni umana crocifissione 
non possiamo che avere il cuore della Madre e dell’Amato 
che ritroviamo nello stesso atteggiamento di Etty sempre più confrontata con l’assurdità del dolore: «Certi mi dicono: 
hai dei nervi d’acciaio. 
Non credo di avere dei nervi d’acciaio, credo anzi di avere nervi abbastanza sensibili, 
però sono in grado di "resistere". 
Ho il coraggio di guardare in faccia ogni dolore. 
E alla fine di ogni giornata mi dicevo sempre: 
voglio tanto bene agli uomini» (233).
Una quaresima con Etty

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