Alla
fine di questo lungo esodo ci ritroviamo
sotto la Croce,
ci
ritroviamo sotto ogni croce
e come Etty non possiamo che sentirci
attratti da ogni «pezzetto
di terra in mezzo alla brughiera in cui sono scaraventati tanti
destini umani» (21).
E
proprio sotto la Croce
possiamo assaporare il frutto più dolce del
Paradiso:
«Donna
ecco tuo figlio… ecco la tua madre» (Gv
19,26-27).
Ecco la vera <ora decima> (Gv1,39) in cui il Maestro
ci svela il suo nascondiglio nella "cella
del vino" (Ct
2,4) a lungo maturato:
la casa dove abita il Maestro è la tenerezza
dell’amore divinamente connaturale di una madre per un figlio e di
un figlio per la madre.
Sotto la croce,
sotto ogni umana
crocifissione
non possiamo che avere il cuore della Madre e
dell’Amato
che ritroviamo nello stesso atteggiamento di Etty sempre
più confrontata con l’assurdità del dolore: «Certi
mi dicono:
hai dei nervi d’acciaio.
Non credo di avere dei nervi
d’acciaio, credo anzi di avere nervi abbastanza sensibili,
però
sono in grado di "resistere".
Ho il coraggio di guardare in
faccia ogni dolore.
E alla fine di ogni giornata mi dicevo sempre:
voglio tanto bene agli uomini» (233).
Una quaresima con Etty
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