mercoledì 16 aprile 2014

Il tradimento tradisce sempre un attaccamento morboso e possessivo che facilmente si traduce in una frustrazione tale da esigere l’eliminazione.


Non c’è giorno più triste di questo 
in cui ricordiamo la "vendita" del nostro Signore e Maestro da parte 
di uno dei suoi, 
di uno di noi. 
Quanto profonda dovette essere la notte interiore in cui l’apostolo sprofondò quando «andò dai sommi sacerdoti e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?"» (Mt 26,15). 
Per vendere qualcuno, per tradire qualcuno è necessario sentire un qualche diritto sulla persona che si tradisce…! 
Il tradimento tradisce sempre un attaccamento morboso e possessivo 
che facilmente si traduce in una frustrazione tale da esigere l’eliminazione. 
Con la loro autorità i sommi sacerdoti quantificano a apparentemente placano l’angoscia di Giuda: «gli fissarono trenta monete d’argento» (Mt 26,15)… il prezzo dello schiavo (Es 21,32) non certo il prezzo di un maschio libero – che vale 50 sicli - «invece per una donna, la tua stima sarà di trenta sicli» (Lv 27,4). 
Finalmente Giuda – ossessionato dal bisogno di stimare e valutare "trecento denari…" (Mc 14,5) – ha trovato qualcuno che gli ha "valutato" il suo Gesù… e lui stesso – finalmente è chiaro – vale di più: 
il tradimento nasce sempre dal complesso di inferiorità per superare la cui disperazione non rimane che s-valutare l’altro per sopravvalutare se stessi: «sarebbe meglio per quell’uomo che non fosse mai nato (Mt 26,4).
Una quaresuma con etty

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