lunedì 3 marzo 2014

una volta pervenuto ad un pensiero, l’uomo era veramente in esso e anzi solo in quel momento il pensiero o la cosa erano veramente presenti


«Una volta il silenzio ricopriva tutte le cose.
Prima di potersi avvicinare a un oggetto,
l’uomo doveva innanzi tutto infrangere l’involucro del silenzio,
e il silenzio si ergeva anche dinanzi ai pensieri
che l’uomo voleva pensare.
L’uomo non poteva gettarsi direttamente sui pensieri e sulle cose,
poiché questi erano protetti dal silenzio che li circondava;
ed egli era a sua volta trattenuto dal volgersi
troppo precipitosamente verso di loro.
Il silenzio stava dinanzi ai pensieri e alle cose,
in una presenza oggettiva, 
e si ergeva davanti ai pensieri e alle cose come un oggetto.
 L’uomo si muoveva lentamente e con timidezza verso i pensieri e verso le cose;
il silenzio si frapponeva sempre nel moto t
ra un pensiero e l’altro, tra una cosa e l’altra
e il ritmo di questi movimenti era scandito dal silenzio.
Ogni movimento era un atto particolare.
Prima di poter avanzare si doveva rimuovere il silenzio,
la roccia primordiale del silenzio;
ma poi, una volta pervenuto ad un pensiero,
l’uomo era veramente in esso
e anzi solo in quel momento il pensiero o la cosa erano veramente presenti:
veniva generata una presenza,
talmente l’uomo era dentro il pensiero o la cosa».
MAX PICARD, Il mondo del silenzio, a c. di J.-L. EGGER, Servitium, Sotto il Monte (BG), 2007, p. 191]

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