Necessità
dell’ascolto secondo l’invito del profeta Geremia e libertà di
parola per il gesto del Signore Gesù il quale risana un muto che
«cominciò a parlare» (Lc
11, 14). Meraviglia unita a sdegno negli astanti, alcuni dei quali
accusano Gesù di agire per conto del diavolo. Con il suo gesto il
Signore smaschera i veri muti: tutti coloro che non ascoltando non
sono mai capaci di cor-rispondere nella libertà e nell’audacia che
richiede ascolto ed accoglienza: «essi non ti
ascolteranno, li chiamerai, ma non ti risponderanno» (Ger
7, 27). Il nostro Dio non vuole arruolarci in un esercito come
soldatini muti e obbedienti ma ci invita a «raccogliere
con» (Lc 11, 23) lui ogni seme
di parola che crea relazione feconda quanto più profondamente radica
nel silenzio.
Laddove
i farisei cercano il controllo, togliendo lo spazio
dell’inter-locuzione, il Signore crea invece spazi di libertà. Ma
la libertà di parola non può mai essere disgiunta dalla
responsabilità dell’ascolto: «Questo
comandai loro: "Ascoltate la mia voce"» (Gr
7, 23). Tutto il viaggio interiore di Etty sarà come continuamente
proteso e, più precisamente, come magnetizzato da questa voce
interiore verso cui, continuamente e sempre di più, si volgerà
obbediente, docile, amante per conferire ad ogni sua parola la forza
di un gesto di salvezza per se stessa e per il mondo che la circonda.
Mentre il chiasso, il terrore, il rincorrersi di supposizioni e di
timori e di discussioni si intrecciano sull’orlo di un baratro
pronto ad inghiottire confondendo tutto e tutti, Etty sembra attratta
da qualcosa di profondamente altro: dentro
di me c’è una melodia che a volte vorrebbe essere tradotta in
parole sue. Ma per la mia repressione, mancanza di fiducia, pigrizia
e non so che altro, rimane soffocata e nascosta. E poi mi colma di
nuovo di una musica dolce e malinconica (67).
Cosa
mai normalmente vince nella nostra vita il chiasso della
superficialità o questa invincibile così intima melodia che ci
affranca dalla confusione? Cosa mai?!
Una Quaresima con Etty
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