lunedì 2 dicembre 2013

E' un fatto che di fronte a questi grandi temi si procede per approssimazioni, a piccoli passi, sempre in cerca di una comprensione più grande.


I domenica di Avvento
Di fronte al futuro
Isaia 2,1-5; Salmo 121; Romani 13,11-14; Matteo 24,37-44

da: Luigi Pozzoli, L'acqua che io vi darò
Edizioni Paoline 2004, pg 9-12


Cosa vuol dire vegliare?
Ce lo siamo chiesti già altre volte. 

Ma se già abbiamo tentato di dare qualche risposta, 
non è detto che possiamo ritenerci soddisfatti di quello che conosciamo.
E' un fatto che di fronte a questi grandi temi si procede per approssimazioni, 

a piccoli passi, sempre in cerca di una comprensione più grande.


Nel vangelo di oggi passa sotto i nostri occhi 
la figura di un vegliante: è Noè. 
Gli altri sono assorbiti dalle occupazioni abituali, 
lui sa cogliere i segni di un giudizio imminente 
e di una metamorfosi sostanziale di tutta la storia dell'umanità. 
Gli altri mangiavano e bevevano: 
anche lui mangiava e beveva, come tutti, 
ma intanto costruiva l'arca che l'avrebbe salvato.

Vegliare è dunque entrare nell'arca. 
L'arca ha un grande valore simbolico. 
L'arca è la fede che ti permette di attraversare tutti i pericoli che minacciano la tua storia personale e quella collettiva, senza cedere alla paura. 
Su quest'arca c'è già con noi il Cristo, il grande traghettatore. 
Egli ci attende al termine della traversata 
e ci accompagna in questa avventura 
che, dalla sponda presente, ci porta verso la sponda dell'eterno.

Vegliare dunque è avere occhi 
che sappiano vedere questa presenza nascosta che ci accompagna fino al momento in cui sarà pienamente svelata. 
L'ultimo giorno è già nascosto in tutti i nostri giorni. 
L'ultima venuta di Gesù è già anticipata attraverso tanti passaggi del Signore dentro la nostra vita. 
Il Signore viene a noi tutti i giorni, nelle forme più imprevedibili, 
soprattutto negli incontri con le persone 
che ci chiedono qualcosa o che ci fanno dono del loro sorriso.
Siamo dei veglianti se siamo capaci di vegliare su queste persone 
con la sollecitudine amorosa 
che hanno i genitori quando vegliano sul sonno delle creature che amano, 
per liberarle da qualche incubo nelle notti d'angoscia. 
A questo modo, quando arriverà quella specie di sonno angoscioso che sarà la nostra morte, non saremo soli e impreparati.
Sarà lui, il Signore, a liberarci da ogni paura 
e ad aprire i nostri occhi sull'alba di un nuovo giorno, 
colmo per noi di infinito stupore perché colmo di infinito amore.

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