domenica 13 ottobre 2013

Dovremmo ringraziarlo sempre - soggiunse il vecchio con tono grave. - Anche quando le cose non avvengono secondo i nostri desideri. Ma è tanto difficile



 Eloi Leclerc, La sapienza di un povero

Non si può impedire al sole di illuminare il mondo - cap. 10

Leone ascoltava sopra pensiero, camminando davanti a Francesco. Ma a mano a mano che procedeva, sentiva il suo cuore farsi più leggero e pieno di pace.
I due frati giunsero poco dopo in vista del piccolo casolare. Non appena entrati nella corte, furono accolti dalla donna che, in piedi sulla soglia di casa, pareva attenderli. Quando li vide, corse loro incontro. Il suo volto era raggiante.
- Fratello mio - esclamò la donna rivolta a Francesco - ero sicura che sareste venuto stasera. Prevedevo la vostra visita. Se sapeste come sono felice! Il mio piccino sta molto meglio. Ha potuto prendere un po’ di cibo in questi giorni. Non so come ringraziarvi.
- Dio sia lodato! - esclamò Francesco. Lui che dovete ringraziare.
Poi, seguito da Leone, Francesco entrò nella casupola, s’avvicinò al lettino e si chinò sul fanciullo che gli fece un bel sorriso. La madre ne fu felice. Era evidente che il bambino aveva preso a rivivere. Frattanto, il nonno rincasò coi due maggiori che gli trottavano intorno. Era un uomo ancora agile, dal viso sereno e dagli occhi chiari.
- Buonasera, fratelli - esclamò il nonno. - Come siete buoni d’esser venuti a trovarci. Siamo stati in ansia per via del piccino. Ma adesso par che tutto s’accomodi.
- Ne sono molto felice e ne rendo grazie al Signore - disse Francesco.
- Dovremmo ringraziarlo sempre - soggiunse il vecchio con tono grave. - Anche quando le cose non avvengono secondo i nostri desideri. Ma è tanto difficile. Noi non siamo mai all’altezza della speranza. Quand’ero giovane, chiedevo talora i conti al Signore, se le cose non andavano come avrei desiderato. E se Iddio non mi prestava ascolto, me ne sentivo turbato ed anche irritato. Adesso non chiedo più nessun conto a Dio. Ho capito quanto fosse ingenua e ridicola la mia pretesa. Dio è come il sole: visibile o nascosto che sia, non cessa di raggiare. Provate ad impedirglielo! Ebbene, del pari, non si può impedire a Dio d’essere misericordioso.
- È vero - soggiunse Francesco. - Dio è il bene e non può volere altro che il bene. Ma, a differenza del sole che fa luce senza di noi, e al di sopra di noi, Dio ha voluto che la sua volontà passasse attraverso il cuore degli uomini. È questa una cosa meravigliosa e anche spaventosa. Dipende da ciascuno di noi che gli uomini godano o non godano della misericordia divina. Perciò la bontà è una cosa così grande.
I due bambini che si tenevano stretti alle gambe del nonno, fissavano i due frati con grandi occhi stupiti ed ansiosi. Anziché ascoltare, guardavano soltanto. Era questo il loro modo di ascoltare. Il volto di Francesco ed il suo modo di parlare facevano ad essi una grande impressione. Essi erano affascinati dalla sua vitalità e dalla sua dolcezza.
- Orsù, diamoci alla gioia - proruppe Francesco all’improvviso. - Il piccolo sta meglio e noi dobbiamo rallegrarcene.
E, rivolgendosi al fratellino maggiore che continuava a fissarlo:
- Vieni, mio piccolo ometto - gli disse. Voglio farti vedere una bella cosa.
Francesco lo prese per mano e lo condusse nella corte. Tutti gli altri lo seguirono. E la sorellina non fu l’ultima a uscire per vedere che cosa sarebbe successo.
- Ho portato dei semi di fiori - disse Francesco, mostrando il sacchetto al bambino. - Sono fiori bellissimi. Ma dove li semineremo?
Francesco diede un colpo d’occhio in giro alla corte. A pié del muro, sotto le finestre, c’era un vecchio trogolo di pietra che già aveva dovuto servire d’abbeveratoio per le bestie. Era pieno di terra e di foglie morte e d’erbacce.
- Questo trogolo - disse il nonno - farà benissimo al caso nostro.
Francesco cominciò a strappare le erbacce, rimosse la terra e vi buttò dentro i piccoli semi. Tutti gli sguardi seguivano la sua mano lesta, cercando di scorgere i semi che ne cadevano minuscoli.
Perché fai questo? - chiese il bambino che non capiva.
- Perché quando tu vedrai i fiori aprirsi al sole e ridere in tutto il loro fulgore - rispose Francesco intento al suo lavoro - anche tu riderai esclamando: «Ha fatto cose bellissime il buon Dio».
- E come si chiamano questi piccoli fiori? chiese ancora il bambino.
- Non lo so - replicò Francesco. - Ma se vuoi, li chiameremo «Speranza». Ti ricordi questo nome? Sono i fiori di speranza.

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