L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
lunedì 14 ottobre 2013
Del resto, nel Vangelo, tutto è concatenato. Basta cominciare da una estremità della catena. Non si può disporre di una virtù evangelica, se non si possiedono tutte le altre.
Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
Non si può impedire al sole di illuminare il mondo - cap. 10
E’ l’ometto stupito sillabò distintamente: - Spe-ran-za.
In quel momento il padre rincasò, al termine del suo lavoro nei campi. Era un uomo corpulento, vestito d’una tunica color cenere; aveva le gambe nude e grigie di polvere, il viso bruciato dal sole, le maniche rimboccate su un paio di braccia robuste ed abbronzate. S’avvicinò ai frati con un largo sorriso illuminato dal sole dell’intera giornata.
-Buonasera, fratelli - esclamò. - Avete avuto la buona idea di venire stasera. Ho terminato il mio lavoro un po’ prima del solito. Allora, avete visto il piccino! Sta molto meglio, non è vero? È proprio miracoloso.
La sua persona emanava, nel suo complesso, un senso di forza e di semplicità. La stessa stanchezza non attenuava quell’impressione di calma serena. Al contrario, la stanchezza gli conferiva maggior peso.
- Resterete a cena con noi? - chiese il buon uomo ai frati, in tono amichevole e perentorio.
Poi, come riprendendosi, aggiunse:
- Un istante, prego. Vado a lavarmi la faccia e torno subito.
Tornò, infatti, poco dopo, con la faccia ben lavata. Invitò gli ospiti in casa per la cena che fu semplicissima: una minestra casalinga e un po’ di verdura. Un pasto da povera gente, come piaceva a Francesco.
Dopo il pasto, uscirono tutti in giardino dietro la casa. Il gran caldo della giornata era cessato. Il sole era scomparso all’orizzonte; ma il suo fulgore persisteva tenace. Laggiù, sulla collina, dove il sole era tramontato, pochi cipressi neri spiccavano su un cielo d’oro arancione e rosa, e l’ombra loro si prolungava smisurata sui campi. L’aria era dolce e tranquilla. Tutta la famiglia si sedette sull’erba, sotto il melo. Gli sguardi si fissarono tutti su Francesco. Ci fu una pausa di silenzio e di attesa. Infine il padre di famiglia prese la parola e disse:
- Mia moglie ed io ci chiediamo da tempo cosa potremmo fare per vivere in modo più perfetto. Non possiamo, s’intende, abbandonare i nostri figlioli per viver la vita dei frati. Come fare allora?
- Vi basta praticare il Santo Vangelo nelle condizioni e nello stato assegnatovi dal Signore rispose Francesco.
- Ma in concreto come dobbiamo agire ed operare? - chiese il padre.
- Il Signore - rispose Francesco - ci dice, ad esempio, nel Vangelo: «Il più grande di voi sia come il più piccolo, e il capo sia come il servo». Ebbene, questa massima vale per tutte le comunità, compresa la famiglia. Il capo di famiglia, al quale dobbiamo obbedienza e che è considerato il maggiore fra i familiari, deve considerarsi come l’ultimo d’essi e farsi il servitore di tutti i suoi. Egli prenderà cura di ognuno d’essi con la stessa bontà che vorrebbe ricevere se fosse al posto loro. E sarà dolce e generoso verso tutti. E se qualcuno sbaglia, anziché irritarsi con lui, lo riprenderà con pazienza e con dolcezza. In questo consiste il vivere secondo il Vangelo. Partecipa, invero, allo Spirito del Signore colui che agisce in questo modo. Non è necessario, come vedete, far grandi sogni, basta attenersi alla semplicità del Vangelo e, soprattutto, prenderla sul serio.
- Un altro esempio - proseguì Francesco. - Il Signore dice nel Vangelo: «Beati i poveri di spirito, giacché è loro il Regno dei cieli». Ebbene, cosa significa esser poveri di spirito? Vi sono molti che pregano a lungo e si umiliano spesso in digiuni e macerazioni. Ma per una sola parola che suoni ad essi come un insulto, o per un oggetto che venga loro tolto, essi si scandalizzano subito e subito protestano. Costoro non sono poveri di spirito: giacché, colui che ha un vero spirito di povero, odia se stesso ed ama chi lo schiaffeggia.
«Potrei aggiungere altri esempi e applicazioni. Del resto, nel Vangelo, tutto è concatenato. Basta cominciare da una estremità della catena. Non si può disporre di una virtù evangelica, se non si possiedono tutte le altre. Pertanto, non si può essere veramente povero secondo il Vangelo, senza essere veramente umile. E nessuno è veramente umile, se non si sottomette a tutte le creature, e innanzitutto alla Santa Chiesa, nostra Madre comune. E questo non può ottenersi senza una grande fiducia nel Signore Gesù, che non trascura mai i suoi figli, e nel Padre che conosce i loro bisogni. Lo Spirito del Signore è uno e indivisibile. È uno spirito di infanzia, di pace, di misericordia e di gioia».
Francesco parlò ancora a lungo su questo argomento. Per quella gente semplice e aperta l’ascoltarlo costituiva un vero godimento. Ma la notte cominciava a calare. Essa s’impigliava nei grossi rami nodosi dell’orto. Cominciava a far freddo. I bambini, i due maggiori, rannicchiati contro il nonno, cominciavano ad essere irrequieti e a volersi muovere. Francesco e Leone, dovendo rincasare, si alzarono e presero congedo dai loro ospiti.
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