lunedì 30 settembre 2013

è una mano dolce e materna, che conosce, conforta, ripara senza trauma


Proponiamo la prima pagina del testo
Il corpo alla prova o della divina tenerezza di Maurice Bellet

La divina tenerezza è pace, profonda pace, pace misericordiosa, acquietamento è una mano dolce e materna, che conosce, conforta, ripara senza trauma, che rimette al posto giusto è uno sguardo simile a quello della madre sul figlio che nasce è orecchio attento è discreto, che nulla spaventa, non giudica, sceglie sempre il buon sentiero umano, dove si potrà vivere perfino l'invivibile

Essa è salda come la buona terra su cui tutto riposa
Ci si può appoggiare su di essa, pesarci sopra senza timore è tanto solida da sopportare la tristezza, l'angoscia, l'aggressione; da sopportare tutto senza indebolirsi e senza deflettere è costante come la parola paterna che non si piega è dunque luogo sicuro, dove io smetto di far paura a me stesso
Per questo è cosa sciocca ritenerla debolezza
Essa è la forza, quella vera, che fa venire al mondo crescere
L'altra, quella che distrugge e uccide, non è che orgia della debolezza

La divina tenerezza è invece una dolce fermezza, perchè nemmeno per un istante ferisce il cuore, non colpisce ciò che è al centro dell'uomo, in cui egli trova vita La divina tenerezza tutto salva, vuole salvare tutto
E non dispera mai di nessuno
Crede che vi sia sempre una strada
Senza sosta continua infaticabile a partorire, curare, nutrire, rallegrare e confortare
La divina tenerezza è carnale, riguarda il corpo
Non si perde in idee e discorsi, in decisioni, in stati d'animo
Non si preoccupa di esortare o spiegare
Sta nelle mani, nello sguardo, sulle labbra, l'orecchio attento, il viso, il corpo intero è nei gesti del corpo è l'anima amante del corpo che agisce è la bellezza amorosa del corpo umano
Non ha prove la tenerezza divina
Non si dimostra con argomentazioni, definizioni, giustificazioni
Appare ingenua e disarmata dinanzi al sospetto; di fatto nè differente
Poichè essa si gusta
Perchè divina?
Perchè non potrebbe essere umana?
è tutto il contrario: è divina da essere umana, in verità interamente umana.

Lo scritto è il "diario spirituale" - nel senso più ampio e più profondo dell'espressione - di un periodo di degenza ospedaliera. L'autore vi mette a nudo, ma sempre con la semplicità e il pudore di una garbata franchezza colloquiale, i sentimenti, i risentimenti, gli slanci spirituali e le riflessioni amare che la dolorosa congiuntura ha suscitato. La sistematica "umiliazione" del malato, proprio nel momento in cui egli è oggetto di "cura", è il tratto che più efficacemente accompagna il racconto di questa esperienza. L'esercizio cristiano qui sta proprio nell'impegno, di cui si avverte l'ineludibile cogenza morale e religiosa, di rimanere solidali con la condizione di molti simili: che sono estranei alle privilegiate vie di fuga alle quali l'uomo di spirito e di cultura può ricorrere. Ma anche da questo punto di vista, l'esercizio non è senza vantaggio: qui anche l'uomo spirituale, ha qualcosa da imparare. Il corpo è qui alla prova della malattia e della terapia ad un tempo. E l'anima alla prova del corpo. Eppure, anche lì, forse proprio lì, la divina tenerezza è in agguato: e il corpo dice, a proposito della sapienza di Dio, cose che l'anima ci aveva addirittura consigliato di nascondere a noi stessi. 
Pierangelo Sequeri

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