venerdì 2 agosto 2013

Troppo spesso, in quei tempi, gli uomini di Chiesa dovevano trasformarsi in uomini d’armi per proteggere i loro beni e i loro diritti.


Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
Il gemito d’un povero - cap. 4

Tutto questo Francesco aveva già illustrato al Vescovo di Assisi che si stupiva della eccessiva povertà dei frati.
- Signor Vescovo - gli aveva allora dichiarato - se noi avessimo delle proprietà, dovremmo far uso delle armi per proteggerle.
Il Vescovo se ne era reso ben conto. Gran cosa, questa, che egli conosceva per esperienza. Troppo spesso, in quei tempi, gli uomini di Chiesa dovevano trasformarsi in uomini d’armi per proteggere i loro beni e i loro diritti.

Ma che rapporto c’era tra tutto questo e un Salterio nelle mani di un novizio? 
Francesco si rendeva ben conto che agli occhi di quel giovane frate tutte questa gravi spiegazioni non potevano apparire se non sproporzionate con l’oggetto stesso della sua richiesta. Non s’era mai sentito Francesco tanto impotente come allora.
- Quando avrai il tuo libro di Salmi - disse infine al frate sperando di farsi capire - che cosa ne farai? Andrai a sederti in poltrona od in trono, come un grande prelato, e dirai al tuo frate:
«Portami il mio Salterio».
Il frate sorrise un po’ impacciato. Egli non coglieva il senso dell’osservazione di Francesco.
Questi gli aveva rivelato, celiando, il dramma della proprietà:
tutti i nostri rapporti umani deformati, corrotti, ridotti a relazioni fra padroni e schiavi. E tutto questo era conseguenza nefasta della proprietà. E non era necessario possedere molti beni per acquistare mentalità e costume da padrone. Era questa una verità grave, troppo grave perché si potesse sorriderne.

Ma Francesco non aveva dinanzi a sé che un fanciullo. Un povero fanciullo che, incapace di comprendere, valeva la pena di salvare. Ne ebbe grande pietà! Lo prese maternamente per un braccio e lo condusse ad una rupe dove si misero entrambi a sedere.
- Ascoltami bene, fratello - gli disse Francesco. - Vò farti una confidenza. Quand’ero più giovane, anch’io sentivo la tentazione di possedere dei libri. Mi sarebbe molto piaciuto averne. Senonché, tutti i libri del mondo non bastano a comunicar la sapienza. Non bisogna confondere la scienza con la sapienza. Qualunque demonio ha conosciuto lui solo verità celesti ed oggi conosce verità terrene più e meglio di tutti gli uomini insieme. Nell’ora del cimento, della tentazione o dello sconforto, anziché di libri avremo bisogno della sola Passione di Cristo.
Francesco tacque un istante, e poi riprese addolorato:
- Ora conosco Gesù povero e crocifisso. Questo mi basta.
Questo pensiero lo rapì improvvisamente tutto intero; vi dimorava come inabissato, gli occhi chiusi, del tutto estraneo a quel che gli accadeva intorno. Quando si riprese, al termine di un lungo silenzio, s’avvide con spavento d’essere solo. Il frate l’aveva lasciato ed era ripartito.

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