mercoledì 31 luglio 2013

La sola cosa che mi rimanga nella mia notte è l’immensa pietà che Dio ha per me.


Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
L’ultima stella - cap. 3

Rientrato che fu all’eremo, frate Leone si recò subito da Francesco. Lo trovò seduto presso il piccolo oratorio e gli comunicò con molto calore la richiesta di sorella Chiara.
- Nostra sorella Chiara prega per me, e questo è l’essenziale - rispose sotto voce Francesco. - Essa non ha alcun bisogno di vedermi in faccia ora. Non avrei che ombra e tristezza da mostrarle.
- Si, Padre - replicò Leone. - Ma essa potrebbe, forse, riaccendervi un po’ di luce.
- È il contrario che temo - soggiunse Francesco. - Temo di contaminare l’anima sua col mio turbamento e la mia cecità. Tu non sai, Leone, le mie preoccupazioni. Talora penso che avrei fatto meglio a lavorare con mio padre, a prender moglie ed avere figli come tutti. E una voce mi ripete che non è mai troppo tardi per far bene. Credi tu ch’io possa presentarmi a sorella Chiara con siffatte idee nella testa?
- Sono idee senza peso - disse Leone. - Esse ti turbinano nella testa senza alcuna presa sul tuo spirito. Simili idee non possono né turbarti, né smuoverti.
- Ebbene, ti inganni - replicò Francesco. - Lo possono. Non posso io, infatti, avere ancora figli e figlie?
- Padre, che dici mai? - Soggiunse Leone.
- La pura verità - affermò Francesco. - E perché mai te ne stupisci?
- Perché ti considero un Santo - ribatté Leone.
- Dio solo è santo - esclamò Francesco infervorandosi. - Io non sono altro che un povero peccatore. Capisci, frate Leone, un povero peccatore! La sola cosa che mi rimanga nella mia notte è l’immensa pietà che Dio ha per me. Non posso nutrire alcun dubbio sulla pietà divina. Prega soltanto, o fratello Leone, perché nelle mie tenebre non si spenga ai miei occhi questa mia ultima stella.
Francesco tacque. 
Poco dopo si alzò, avviandosi da solo verso il bosco.
Leone lo seguiva con lo sguardo.
Francesco singhiozzava.

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