L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
martedì 16 luglio 2013
Il lavoro e l’amore compiono l’opera; la cura e la vigilanza suggeriscono assennate disposizioni. Con il lavoro tu inizi e prosegui l’opera, con amore la porti a compimento. Con cura vi provvedi, con vigilanza ne fai oggetto di costante attenzione.
Continuando la nostra lettura di Ugo di San Vittore al capitolo 3 dell'opera citata, troviamo quattro consigli per i discepoli.
XV. I quattro consigli che ora esporrò sono disposti in modo che il primo e il terzo concernono la disciplina, il secondo e il quarto l’esercizio.
XVI. La tranquillità della vita di uno studente (con dizione che favorisce molto la disciplina) deve essere interna ed esterna:
nel primo caso, consente allo spirito di non disperdersi nei desideri illeciti;
nel secondo, mette a disposizione tempo libero e comodità per ogni studio dignitoso e utile.
XVII. L’indagine, ossia la riflessione meditativa, è un aspetto dell’esercizio. Potrebbe sembrare che essa faccia parte dell’impegno nella ricerca, ma, se ciò fosse vero, mi ripeterei inutilmente, in quanto ne ho già parlato. Bisogna sapere che tra le due cose vi è questa differenza:
l’impegno nella ricerca designa l’applicazione durevole e costante nel lavoro,
l’indagine invece designa la diligenza nella riflessione.
Il lavoro e l’amore compiono l’opera;
la cura e la vigilanza suggeriscono assennate disposizioni.
Con il lavoro tu inizi e prosegui l’opera,
con amore la porti a compimento.
Con cura vi provvedi,
con vigilanza ne fai oggetto di costante attenzione.
Ecco i quattro servitori che portano la lettiga della Filologia, ossia sostengono l’esercizio delle attività spirituali di coloro che sono guidati dalla sapienza. La cattedra della Filologia è veramente il trono della Sapienza, che si dice sostenuta da questi servitori, poiché lo spirito umano progredisce esercitandosi in queste attività. Con bella immagine si dice che due giovani, con la loro forza, sollevano la parte anteriore della lettiga, e sono φίλος e ϰόπος, vale a dire l’amore e il lavoro (poiché essi portano a compimento l’opera all’esterno); e che due giovanette sostengono la lettiga nella parte posteriore e si chiamano ἐπιμέλεια e ἀγρυπνία, cioè cura e vigilanza (infatti queste due attività, nell’intimo dello spirito, suggeriscono i giudiziosi consigli).
C’è chi pensa che la cattedra della Filologia sia simbolo del corpo umano, governato dallo spirito razionale: esso è sostenuto da quattro servitori, cioè dai quattro elementi fondamentali: due precedono, e sono il fuoco e l’aria, maschili per la loro attività e per il loro nome; due seguono, e sono la terra e l’acqua, di genere femminile.
XVIII. Si volle anche convincere gli studenti ad amare la povertà, ossia a non cercare il superfluo: ciò concerne in massimo grado la disciplina. Ventre pingue – si dice — non favorisce ingegno sottile. Ma che cosa potranno dire a questo proposito gli studenti del nostro tempo, che non solo rifuggono dal seguire un tenore di vita frugale nel periodo scolastico, ma fanno di tutto per sembrare più ricchi di quello che sono? Ormai non ci si vanta più di ciò che si è imparato, ma di ciò che si è stati capaci di spendere! Forse ciò avviene perché essi vogliono imitare i loro maestri, dei quali non saprei proprio che cosa dire di onorevole.
XIX. Da ultimo si propone per lo studio la dimora in terra straniera, perché ciò favorisce l’esercizio.
Tutto il mondo dovrebbe essere considerato terra d’esilio da parte di coloro che sono filosofi: eppure, poiché l’amore della terra natale — come è stato detto – è talmente impresso nell’animo di ciascun uomo, da non poter essere mai cancellato, sembra che si incammini meglio sulla via della perfezione colui che, esercitandosi a poco a poco, impara prima a cambiare residenza in questa vita visibile e mutevole, poi col tempo si rende capace di abbandonare tutte le cose.
È molto sensibile l’uomo che sente ancora la dolcezza della terra natale, è già forte colui che sa fare di ogni luogo la sua nuova patria, ma è veramente perfetto nella virtù colui che valuta tutto il mondo come un luogo d’esilio. Il primo ha fissato il suo amore in una parte della terra, il secondo lo ha distribuito in molti luoghi, ma il terzo ha annullato in se stesso l’amore del mondo.
Già dalla prima giovinezza sono andato in esilio dalla mia patria e comprendo con quanto dolore ci si possa allontanare da una povera casa natale e con quanta indipendenza di spirito si possano poi disprezzare anche le sale rivestite di marmo e ornate di soffitti preziosi.
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