mercoledì 24 luglio 2013

Egli aveva affermato gridando: «Il Vangelo non ha bisogno di giustificazioni. Lo si accetta o lo si rifiuta».

Frate Francesco e frate Leone stanno salendo con dura fatica alla Porziuncola. In una breve sosta Francesco apre a  frate Leone lo scrigno che rinserra il suo cuore in una cupa tristezza: il comportamento di alcuni frati che hanno dimenticato la vera vocazione per seguire una posizione sicura nella Chiesa.
Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
Quando non c’è più pace - cap. 1

Leone camminava dinanzi.
Francesco lo seguiva a gran fatica; rievocando l’ultimo suo soggiorno alla Porziuncola durante il quale si era operato a ricondurre i suoi frati alla loro vocazione.

L’ultimo capitolo generale della Pentecoste li aveva riuniti tutti insieme. 
In quell’occasione Francesco aveva parlato chiaro.
Senonché, si era subito accorto che parecchi frati non parlavano più il suo stesso linguaggio. Cercar di convincerli sarebbe stata fatica sprecata. Allora Francesco si era alzato in piedi al cospetto dei suoi tremila frati riuniti. Era fiero e corrucciato come una madre alla quale si vogliono strappare i figli.

Egli aveva affermato gridando:
«Il Vangelo non ha bisogno di giustificazioni. Lo si accetta o lo si rifiuta».
I suoi primi discepoli, i compagni fedeli, erano raggianti. Speravano essi che Francesco avrebbe ripreso in mano, ben salda, la direzione dell’Ordine. Ma le sue forze fisiche venivano meno. Egli era tornato dalla Palestina in deplorevoli condizioni di salute. Per tener testa ai dissidenti bisognava disporre di un uomo forte dal temperamento di capo. Il Cardinale Ugolino, protettore dell’Ordine, consigliava il fratello Elia.

E Francesco aveva approvato non senza qualche apprensione.
In quanto a lui, malato di fegato e di stomaco, con gli occhi infettati e bruciati dal sole d’Oriente e dalle sue stesse lacrime, aveva deciso di tacere e di pregare. Ma una cappa di tristezza gli pesava addosso. La tristezza gli contaminava l’anima come una specie di ruggine e gliela divorava notte e giorno. Molto oscuro gli appariva il futuro del suo Ordine. Egli ne prevedeva le scissioni, poiché gli erano ben noti i cattivi esempi forniti da taluni frati e lo scandalo suscitato presso i fedeli. Lo stesso frate Elia, capo dell’Ordine, esibiva atteggiamenti da gran signore, favorendo in tal modo i riformatori.

Il dolore di Francesco era tale da non potersi nascondere.
Egli non poteva più mostrare ai suoi frati il volto aperto e cordiale di sempre. Perciò Francesco ora si allontanava da essi e andava ad occultare la sua pena tra i monti e nel folto delle selve.
Egli aveva stabilito di ritirarsi in uno di quegli eremi da lui stesso fondati pochi anni prima sui contrafforti appenninici.
Lassù, almeno, in quel silenzio e in quella solitudine non avrebbe più sentito parlare di cattivi esempi.
Lassù avrebbe potuto vivere d’astinenza e di preghiera fino al giorno in cui il Signore, avendo pietà di lui, si fosse degnato di apparirgli.


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