L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
giovedì 14 marzo 2013
Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso, perché Dio continua ad essere “ricco in bontà e misericordia, sempre disposto a perdonare” e ci incoraggia a cominciare sempre daccapo.
Poco a poco ci siamo abituati a sentire e a vedere, attraverso i mezzi di comunicazione, la cronaca nera della società contemporanea, presentata quasi con un perverso piacere, ma ci siamo abituati anche a toccarla e a sentirla intorno a noi e sulla nostra pelle. Il dramma è lì, per strada, nel quartiere, nella nostra casa e, perché no, nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, che distrugge famiglie, accende guerre e conflitti in tanti paesi del mondo. Conviviamo con l’invidia, l’odio, la calunnia, la mondanitá nel nostro cuore. La sofferenza degli innocenti e dei pacifici non cessa di colpirci; il disprezzo dei dirittti delle persone e dei popoli più deboli non ci sono così lontani; l’impero del denaro con i suoi demoniaci effetti come la droga, la corruzione, la tratta delle persone – compresi i bambini – assieme alla miseria morale e materiale sono moneta corrente. La distruzione del lavoro dignitoso, le dolorose migrazioni e la mancanza di futuro si uniscono anch’esse a questa sinfonia. Nemmeno i nostri errori e peccati come Chiesa restano fuori da questo vasto panorama. Gli egoismi più personali che cerchiamo di giustificare ma che non sono per questo minori, l’assenza di valori etici in una società che diventa metastasi nelle famiglie, nella convivenza dei quartieri, paesi e città, ci parlano dei nostri limiti, della nostra debolezza e della nostra incapacità a trasformare questo interminabile elenco di realtà devastanti. La trappola dell’impotenza ci porta a pensare: Ha senso cercare di cambiare tutto questo? Possiamo fare qualcosa di fronte a questa situazione? Vale la pena tentare se il mondo continua nella sua danza carnevalesca mascherando tutto per un lasso di tempo? E tuttavia, quando cade la maschera, appare la verità e, per quanto a molti suoni anacronistico dirlo, riappare il peccato, che ci ferisce con tutta la sua forza distruttiva, capace di deviare i destini del mondo e della storia. La Quaresima ci si presenta come un grido di verità e di speranza che sì, è possibile non truccarci e disegnare sorrisi di plastica, come se niente fosse. Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso, perché Dio continua ad essere “ricco in bontà e misericordia, sempre disposto a perdonare” e ci incoraggia a cominciare sempre daccapo. Oggi ancora una volta siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che comprende la croce e la rinuncia; che sarà scomodo, ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va in noi stessi, nella società e nella Chiesa, a cambiare, a cambiare direzione, a convertirci. (Card. Jorge Mario Bergoglio, Carta del Arzobispo al inicio de la Cuaresma 2013).
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