Questo nostro popolo vuole ancora bene alla Chiesa e ai suoi preti.
Soltanto che spesso vuole bene sul serio. E quindi ama di un Amore esigente, quasi geloso. È come un innamorato a cuore aperto, questo povero popolo, e chiede, non può non pretendere, una fedeltà assoluta. Ho imparato a scoprire Amore di quello vero in quella pretesa che la gente ha che io sia povero e semplice, aperto a tutti.
È Amore volermi assolutamente soltanto dalla parte di Dio, espressione viva della Sua libertà e della Sua Giustizia.
È un bene appassionato a me e alla Chiesa aspettarsi una testimonianza chiara e scoperta, sicura e coraggiosa che questa vita è soltanto attesa e che il Paradiso soltanto è vera felicità.
È Amore pretendere che la mia vita e tutta la Chiesa sia una smentita pratica e concreta che i quattrini sono valore tanto importante, che le ricchezze sono una potenza, che la politica è un interesse.
È Amore a me, vero e profondo, e insieme è Amore a Gesù Cristo e al Vangelo esigere una perfetta identità fino al punto da poter vedere il Vangelo e Gesù Cristo con i propri occhi e toccarlo con le proprie mani.
Ho ascoltato tante critiche, e spesso tanto dolorose e pesanti, sempre però al fondo vi ho scoperto una scintilla di Amore, perché vi ho visto tanta sofferenza e spesso perfino dell'angoscia perché le cose erano così, andavano avanti così, mentre sarebbe stato meraviglioso se tutto fosse stato come, del resto, è scritto e come insegnato che dovrebbe essere.
Ho imparato a conoscere il Vangelo e Gesù Cristo, fra questo popolo, più che sui libri d'esegesi, fra questa gente criticona e sempre scontenta, pretenziosa e perfino arrogante: ma che ascolto sempre con umiltà e dolcezza, perché le loro esigenze anche spietate le hanno scoperte sul Vangelo che io insegno loro e ogni diritto nei miei confronti è stato loro concesso da Gesù Cristo che io vado dicendo di rappresentare. Non possono esser contenti di me. Hanno ragione di lamentarsi e di criticarmi. E sono tante le cose di cui possono essere scontenti anche nei confronti della Chiesa nella sua realtà umana. È giusto che pretendano anche l'impossibile. È Amore metterci davanti spietatamente il problema delle nostre responsabilità. Ed è loro diritto chiederci tutto. Può darsi che perfino nel perseguitarci e ucciderci vi sia qualcosa di un misterioso Amore?
(Sirio Politi, “La voce dei poveri", settembre 1962).
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
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