L’etica del rispetto per la vita obbliga tutti, qualunque sia la loro situazione, ad occuparsi incessantemente di ogni processo umano e vitale che si compie intorno a loro, e a dare se stessi per colui che ha bisogno di aiuto e comprensione.
Non permette allo studioso di vivere soltanto per la scienza, anche se con questa si rende molto utile alla comunità.
Non lascia che l’artista viva solo per l’arte, anche se in tal modo è fonte d’ispirazione per molte persone.
Non tollera che l’uomo d’affari creda di adempiere ad ogni dovere nel corso delle sue attività professionali.
Chiede ad ogni persona di sacrificare una parte della propria vita per gli altri. In che modo e in che misura sia suo dovere farlo, ognuno deve deciderlo in base ai pensieri che sorgono in lui e alle circostanze della sua vita. Il sacrificio di uno può essere poco evidente: egli lo mette in atto continuando semplicemente la sua vita normale. A un altro si chiede qualche spettacolare rinuncia che lo obbliga a metter da parte ogni considerazione per la sua carriera. Nessuno si misuri col metro delle sue conclusioni sugli altri. Affinché si possa realizzare la bontà, il destino degli uomini deve compiersi in migliaia di modi diversi. La portata del sacrificio di ogni individuo resta segreta. Ma dobbiamo tutti renderci conto che la nostra esistenza raggiunge il suo vero valore soltanto quando abbiamo sperimentato in noi stessi la verità della massima: “Colui che avrà perduto la vita la troverà”. (Albert Schweitzer, Rispetto per la vita).
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
venerdì 8 marzo 2013
Il sacrificio di uno può essere poco evidente: egli lo mette in atto continuando semplicemente la sua vita normale
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