lunedì 4 marzo 2013

il bene comune esige talvolta l'espropriazione, se certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese” (Populorum progressio, n. 24)

“I poveri sono i giudici della vita democratica di una nazione” e, perciò, sono anche l’espressione storica del giudizio di Dio su qualunque società umana. Il diritto delle persone, soprattutto dei più poveri, a una vita dignitosa è il vero bene supremo, a cui tutti gli altri diritti devono essere orientati e sottomessi, compreso il diritto alla proprietà privata della terra, che “non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto” (Populorum progressio, n. 23). Sarà sempre un diritto connesso al bene maggiore e comune della vita. Ricordiamo le parole profetiche di Paolo VI, che riassumeva la dottrina sociale della tradizione della Chiesa, affermando che “il bene comune esige talvolta l'espropriazione, se certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese” (Populorum progressio, n. 24). Davanti a ciò, sono moralmente inaccettabili la concentrazione della proprietà della terra e il controllo esclusivo dell’accesso agli alimenti da parte del mercato capitalista. L’uso della terra a fini speculativi è contrario al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa e non può essere accettato dalla coscienza etica dell’umanità. Sono altresì moralmente inaccettabili tutte le forme di privatizzazione e commercializzazione dell’acqua, bene indispensabile per la vita. [...] Perseguire il possesso e l’uso della terra e delle sue ricchezze, in vista del bene comune, e la lotta contro le diverse forme di concentrazione e di sfruttamento sono del tutto legittime e costituiscono un dovere per ogni persona cristiana. Sradicare la miseria e la fame è un imperativo etico. Esige una equa distribuzione dei benefici dell’uso delle risorse naturali e un medio ambiente salubre, propizio alla salute e al benessere di tutti. (“Os pobres possuirão a terra”, Pronunciamento de Bispos e Pastores Sinodais sobre a Terra, nn. 96-98).

Nessun commento:

Posta un commento