martedì 19 febbraio 2013

Questo sembra nulla, ma un tale atteggiamento è la base per scoprire che siamo amati

Dobbiamo accettare da Dio, con riconoscenza, l'esistenza e la vita, così come ci sono state donate. C'è chi non è soddisfatto e si lamenta di essere ciò che è. 
Penso che siamo più o meno tutti in questa condizione. 
Non siamo soddisfatti di quello che Dio ci ha dato, della parte che egli ci ha assegnato; 
non vorremmo avere le difficoltà interiori che sentiamo, 
essere soggetti a tentazioni che ci umiliano,
non vorremmo essere oppressi da quei complessi che ostacolano i nostri rapporti con gli altri uomini; 
vorremmo, infine, essere degli altri, essere diversi da ciò che si è in realtà. 
Inoltre, Dio ha creato il mondo, ed è prima di tutto attraverso questo mondo, così com'è, attraverso la nostra stessa esistenza, che dobbiamo imparare a scoprire l'amore di Dio per le creature. Dobbiamo amare tutto della creazione, non solo in linea di massima ma concretamente. È una tale disposizione di fede, di ottimismo vero e soprannaturale, che dava a certe dichiarazioni di papa Giovanni XXIII questa grazia particolare di comunicare la pace e la serenità a tanti uomini. 
Siamo felici di essere come siamo, di esistere, felici di esistere ora nel nostro tempo! 
Questo sembra nulla, ma un tale atteggiamento è la base per scoprire che siamo amati. Sappiamo trovare anche nelle nostre imperfezioni e nelle nostre debolezze il segno dell'amore di Dio! L'accettazione del nostro stato di povertà e di miseria spirituale dà occasione al Cristo di avvicinarsi a noi per guarirci. 
Dobbiamo lasciarci guarire. 
Avremmo preferito essere al posto del fariseo o del pubblicano, nel Tempio? 
Perché non trovare un motivo di azione di grazia e un segno dell'amore di Dio nelle nostre debolezze? 
È attraverso la debolezza dell'uomo che Dio manifesta la sua potenza. Senza la coscienza della nostra miseria come potremmo capire ciò che significa la parola «misericordia», questa inclinazione che è nel cuore del Cristo e che è in lui qualcosa di specificamente divino, che gli permette di affermare, nella pienezza, la sua divinità compatendo la nostra miseria e perdonando i nostri peccati? 
Per noi, poveri peccatori, è il cammino di accesso verso Dio: sapersi amati al punto di essere totalmente perdonati; e, per mantenere questo sentimento alla base della nostra vita spirituale, ci occorrerà molto spirito di fede! 
(René Voillaume, Pregare per vivere).

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