giovedì 21 febbraio 2013

Alle radici della responsabilità umana vi è il principio di perfezione, l'impulso a raggiungerla, l'intelligenza di trovare la strada giusta e la volontà di seguirla

Una forma molto insidiosa di paura è quella che si maschera come buon senso o addirittura saggezza, condannando come sciocchi, inconsulti, insignificanti o velleitari i piccoli atti di coraggio quotidiani che contribuiscono a salvaguardare la stima per se stessi e la dignità umana.
Non è facile per un popolo condizionato dai timori, soggetto alla regola ferrea che la ragione è del più forte, liberarsi dai debilitanti miasmi ¬della paura. Eppure, anche sotto la minaccia della macchina statale più schiacciante, il coraggio continua a risorgere poiché la paura non è lo stato naturale dell'uomo civile. La fonte del coraggio e della resistenza di fronte al potere scatenato è generalmente una salda fede nella sacralità dei princìpi etici combinata con la certezza storica che, malgra¬do tutte le sconfitte, la condizione umana abbia per fine ultimo il progresso spirituale e materiale. Ciò che distingue l'uomo dal bruto è la sua capacità di miglioramento e auto¬redenzione. Alle radici della responsabilità umana vi è il principio di perfezione, l'impulso a raggiungerla, l'intelligenza di trovare la strada giusta e la volontà di seguirla, se non fino alla fine, almeno per il tratto necessario a sollevar¬si al di sopra dei limiti personali e degli ostacoli contingenti. Ciò che conduce l’uomo a osare e a soffrire per edificare so¬cietà libere dal bisogno e dalla paura è la sua visione di un mondo fatto per un’umanità razionale e civilizzata. Non si possono accantonare come obsoleti concetti quali verità, giustizia e solidarietà, quando questi sono spesso gli unici baluardi che si ergono contro la brutalità del potere.
 (Aung San Suu Kyi, Liberi dalla paura).

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