venerdì 3 gennaio 2014

Paradossalmente meno vistoso è il dono più ci lascia vedere, intravedere il volto; più vistoso è il dono più forte è il rischio che sia in ombra il volto, in ombra l'emozione di essere stati pensati.


Angelo Casati , il 14/01/2009, Crema
GRATUITÁ E GRATITUDINE


Se il nostro frequentar chiese non ci lasciasse nell'anima
questa capacità di incantarci
a che varrebbe frequentarle?
Se gli occhi rimanessero spenti, vitrei, sequestrati nell'opacità delle cose?
Buon esercizio sarebbe frequentare chiese per tenere custodita la capacità di incantarsi.
E resistere alla corsa,
la corsa che nega l'incantamento,
il riconoscimento del dono.

Vi dicevo che il dono custodisce un volto,
al dono hai legato un volto, il volto dell'altro.
E quindi, a ben vedere, il vero dono non è la cosa,
ma l'altro, il vero dono della nostra vita sono le persone.
L'aver dimenticato questo per una sorta di ubriacatura del manufatto, della cosa in sé,
ci ha portato a inseguire la grandezza della cosa da donare:
dobbiamo stupire con le cose.
Più grandi sono, più grande ci sembra essere il dono.
Copriamo i bambini di doni per coprire le nostre assenze.
Il dono al contrario, nel suo significato più vero ci ricorda l'altro.
Paradossalmente meno vistoso è il dono più ci lascia vedere,
intravedere il volto;
più vistoso è il dono più forte è il rischio
che sia in ombra il volto,
in ombra l'emozione di essere stati pensati.
Da qualcuno.

Essere pensati è il vero dono,
è ciò che ci fa rinascere.
Tu mi hai pensato,
io ci sono, ci sono per te.
Non essere pensati da nessuno sarebbe come non vivere.
Per questo nel dono ci sentiamo pensati, "concepiti",
in qualche modo usciamo alla luce.
Se poi il dono è da Dio
- pensiamo a Gesù, il vero dono di Dio
cancellato a Natale dalla vistosità degli altri doni -
se il dono è da Dio, pensate l'emozione!
Gratitudine per essere pensati da Dio
o da una delle sue creature.

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