mercoledì 25 settembre 2013

Il senso della sofferenza è mutato, non tanto per dichiarazioni o teorie nuove, quanto per l'atto stesso di Cristo e per la sua particolare posizione.


La sofferenza non è segno dell'abbandono di Dio.
Essa non è,
come gli spiriti non ancora sufficientemente illuminati dell'Antico Testamento hanno creduto,
segno che Dio abbandona chi patisce
ai suoi nemici.
In realtà colui che soffre sulla croce,
è colui per il quale il Padre testimoniava:
Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi san compiaciuto (Mt. 3, 17).
Chi è crocefisso, è colui nel quale Dio si compiace.
Chi ha familiarità con la reazione di tante anime dell'Antico Testamento di fronte alla sofferenza
- la cui eco risuona lungo tutto lo svolgersi della Bibbia -
dovrebbe cogliere la trasformazione avvenuta.
Il senso della sofferenza è mutato, non tanto per dichiarazioni o teorie nuove, quanto per l'atto stesso di Cristo e per la sua particolare posizione.
Colui che soffre può ad ogni istante ripetere
quella che fu l'ultima espressione di Cristo sulla croce:
Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito! (Lc. 23, 46).
Egli può essere consegnato al tormento dell'abbandono sensibile:
la fede gli darà la certezza che perfino nelle tenebre, volendolo,
egli si trova nelle mani di un Padre che lo ama.
Egli non è lontano da Dio;
al contrario, è a lui vicino più di quanto non sia prossimo a tutto ciò che lo opprime. [...]
Ora, il fatto che il Figlio di Dio ha sofferto,
dà forza a questi sentimenti e solidità al nostro abbandono,
in quanto ci assicura che,
nel momento cruciale della nostra sofferenza,
noi siamo avvolti dall'amore di Dio.
Infatti, il simbolo della sofferenza, la croce,
é nel medesimo tempo il simbolo dell'amore.
Essa toccò in sorte a colui che il Padre ama soprattutto.
La sofferenza, fisica o morale che sia,
(lutto, separazione, insuccesso, delusione...)
non è per questo attenuata o assopita.
Essa acquista, invece, una qualità ed una risonanza del tutto diverse.
Essa viene interiormente trasformata, prende un senso nuovo.
(Yves de Montcheuil, Leçon sur le Christ).

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