Pubblico con soddisfazione questa sottolineatura del pontificato di Francesco. In questo articolo viene detto come Dio non sia anche misericordioso, ma sia un Dio solo Misericordia.
Solo misericordia
di Raniero La Valle
in “Rocca” del 1 luglio 2013
Finalmente abbiamo un pastore che invece di parlare di principi non negoziabili
(con cui non si mangia, direbbe Berlusconi)
o condannare «comportamenti devianti»
(ciò che già non gli perdonano),
ci dà una buona notizia, una buonissima notizia.
Quel pastore è il papa Francesco, e la buona notizia, l'«evangelo», è che Dio è misericordia.
Questa di per sé è una buona notizia, ma non sensazionale, perché è di dominio comune, almeno nel cristianesimo, che Dio sia misericordioso.
La straordinarietà della notizia consiste nel fatto che Dio è «solo misericordia».
E questa non è affatto una convinzione comune, anzi è rarissima,
e c'è moltissima gente che all'idea di un Dio giustiziere, punitivo, vendicativo, che arriva a colpire inesorabilmente anche quei malvagi che a noi sfuggono, non vuole rinunziare.
Papa Francesco dice invece che Dio è solo misericordia,
e che «perdona sempre».
Non vorrei citare i discorsi specifici in cui egli ha fatto questa affermazione,
sia che l'abbia fatta nelle straordinarie omelie mattutine di Santa Marta
(nelle quali fa pensare allo stile delle «Omelie sui Vangeli» di San Gregorio Magno),
sia che l'abbia fatta in altre occasioni,
perché in realtà questo annuncio del Dio che perdona è presente sempre nel suo magistero.
Potrei citare in particolare l'Angelus della domenica dedicata al cuore di Gesù,
nel quale l'invito all'immensa folla a credere che Dio ci perdona sempre, sempre,
e lo fa per amore, era particolarmente insistente e accorato.
Cosa, appunto, singolare.
Perché senza dubbio questa idea di un Dio che è solo misericordia
sta nella tradizione sia ebraica che cristiana,
ma è pochissimo frequentata, mentre prevale l'idea di un Dio che giudica, e poi perdona,
ma anche punisce e condanna in questa vita e nell'altra.
Il giudizio universale di Michelangelo nella Cappella Sistina
pesa come una cappa di piombo sulla nostra fede,
e l'inferno di Dante
è ormai padrone del nostro immaginario religioso.
Si respira quando ci si imbatte in un Talmud babilonese (uno scritto ebraico del XII secolo),
in cui si dice che quando il mondo è messo male per le sue colpe,
«Dio si alza dal trono della giustizia e si siede sul trono della misericordia».
Sui «due troni» si ricorda una bellissima omelia di padre Balducci alla Badia Fiesolana.
La stessa idea della «sola» misericordia, che è essa stessa giustizia,
percorre una «corrente calda» del cristianesimo d'Occidente e d'Oriente, di cui Isacco di Ninive,
almeno a mia conoscenza, è una delle massime espressioni.
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