L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
giovedì 27 giugno 2013
«La totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dallo Spirito santo» (1Gv 2,20), non può sbagliarsi nel credere (Lumen gentium, n. 12).
La grande tentazione della Chiesa è da sempre
la tentazione del potere (il trionfalismo).
Eppure ha qualche motivo per non vantarsi gloriosamente di tutta la propria storia,
né può nascondere i propri caratteri umani.
È la Chiesa dei santi, ma anche la Chiesa dei peccatori.
La sua è tanto la storia della fedeltà a Dio quanto quella dei fallimenti umani.
Perciò ogni cristiano e l’intero popolo di Dio
è costantemente sottoposto all’esigenza della conversione.
«Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17).
È il popolo di Dio in cammino.
Il suo compito non è quello di camminare nel futuro con lo sguardo rivolto indietro.
Al contrario, non è orientato al passato, bensì al futuro.
Non ci meravigliamo quindi se troviamo nella Chiesa molte cose condizionate dai tempi.
Abbiamo bisogno della capacità di discernimento tra ciò
che è duraturo e ciò che può mutare nella Chiesa.
Duraturo è il suo amore e la sua fedeltà,
la sua parola e il suo mandato,
il suo corpo e il suo Spirito.
I cristiani devono avere una triplice fedeltà:
a Dio, anzitutto, come è logico;
alla Chiesa, nella quale incontriamo Cristo e avvertiamo gli impulsi dello Spirito Santo nel popolo di Dio e nel mondo di oggi;
all’uomo, infine, perché la preoccupazione di Dio è, appunto, l’uomo.
Insieme a questa missione,
Cristo promette alla sua Chiesa lo Spirito santo:
«Egli vi guiderà verso tutta la verità» (Gv 16,13).
Incaricati del magistero sono uomini che parlano agli uomini;
molte cose della dottrina ecclesiastica possono così mutare secondo i tempi e la storia.
Per molti interrogativi della vita non ci possono essere ricette morali e soluzioni sicure.
Piuttosto si devono alla luce del Vangelo indicare i veri valori e ideali.
Il portatore umano dell’infallibilità è innanzitutto e nel più profondo l’intero popolo di Dio,
perché lo Spirito vive e agisce nella Chiesa.
«La totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dallo Spirito santo» (1Gv 2,20),
non può sbagliarsi nel credere (Lumen gentium, n. 12).
Oggi si sottolinea maggiormente in teologia morale
la libera scelta secondo la coscienza e l’amore. Non si tratta pertanto di un adeguamento alla moda,
ma, da una parte, di un radicale richiamo al Vangelo
e, dall’altra, prendere sul serio l’uomo d’oggi.
Ne viene fuori una morale della responsabilità e delle intenzioni fondamentali.
Che conta è l’atteggiamento fondamentale del nostro animo.
Tante norme sono concepite semplicemente come un aiuto per orientarsi,
ma non come soluzioni sicure.
Ciò che è importante è lo Spirito.
Esso dà la vita.
La lettera uccide (2 Cor 3,6).
(Leandro Rossi, Fare leva sul positivo).
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