mercoledì 26 giugno 2013

la giustizia umana dovrà comunque essere intrisa di carità, mirare non alla distruzione ma alla «rieducazione» del colpevole,


Solo misericordia
di Raniero La Valle
in “Rocca” del 1 luglio 2013

Che ora questa certezza venga tranquillamente e ripetutamente predicata dal Papa,
nella misura in cui non si riduca a una pia iperbole ma se ne riconosca lo spessore teologico,
è un evento per la fede degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Lo è perché certamente il Dio raccontato dal Concilio Vaticano II era così,
ma così non era il Dio permaloso che era annunciato,
anche nelle preghiere della Messa, prima del Concilio:
un Dio offeso, che doveva essere «placato», doveva essere «soddisfatto»,
e aveva voluto essere risarcito col sacrificio del Figlio,
che proprio per questo, «discendendo dai cieli», sarebbe stato mandato a morire sulla croce.
Ed è straordinario l'annuncio del Dio di sola misericordia di papa Francesco,
perché neanche dopo il Concilio il Dio annunziato dalla Chiesa è così,
non è così il Dio del catechismo della Chiesa cattolica, che è ancora quello che ha cacciato gli uomini dal giardino dell'Eden infliggendo loro una quantità di deprivazioni e di dolori a causa di un peccato ancora chiamato «originale».
Dunque questo è un evento, ed è una festa.
Allora ricominciamo ad annunciare la fede da qui,
e le chiese, e forse anche i seminari, torneranno a riempirsi,
come si riempie la piazza San Pietro.
Naturalmente resta un problema.
Se Dio non giudica alla maniera umana, chi giudicherà e tratterrà i malvagi dalle loro nequizie,
e non li lascerà «impuniti»?
È evidente che ciò toccherà alla giustizia degli uomini, che perciò è tra le più alte, e decisive e difficili delle incombenze umane e dei poteri pubblici.
La storia della giustizia lo dimostra, con i suoi orrori (compresa l'Inquisizione) e con le sue straordinarie
illuminazioni e conquiste degli ultimi secoli nel tempo del costituzionalismo.
Ma come fare giustizia?
Se non ha a che fare con la giustizia di Dio essa però, nella sua diversità laica,
non deve porsi in contraddizione con la giustizia e la misericordia di Dio,
il quale sempre resta il modello da imitare.
Perciò la giustizia umana dovrà comunque essere intrisa di carità,
mirare non alla distruzione
ma alla «rieducazione» del colpevole,
non ammettere torture e «trattamenti contrari al senso di umanità»,
proprio come dice la nostra oggi oltraggiata Costituzione,
non compiacersi della prigione, aborrire la pena di morte.
Ma siamo appena all'aurora.

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