L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
mercoledì 8 maggio 2013
Il Sabato santo dovremmo far penetrare la vita di Cristo in tutti i punti morti del nostro corpo.
UN SEPOLCRO PER GUARIRE di Anselm Grun
Anselm Grun è monaco benedettino e psicoterapeuta di formazione Junghiana. Il testo è tratto da: “L’anno liturgico come terapia” (Edizioni Paoline 2007)
Jung non conosce soltanto un inconscio collettivo, ma anche un inconscio individuale, dove abbiamo represso m
olti desideri ed esigenze che abbiamo escluso dalla vita.
Abbiamo represso capacità e potenzialità perché ci facevano paura.
Abbiamo stipato nell’ombra tante cose degne di essere vissute, impedendoci di viverle.
Ci trasciniamo dietro tante cose morte, che giacciono nel sepolcro e ci costringono a una vita grigia.
Lo scopo del Sabato santo è quello di farci scendere con Cristo nell’ombra dentro di noi per farvi riemergere e vivere le potenzialità che Dio ci ha donato.
La morte nella nostra vita l’avvertiamo in molti campi.
L’avvertiamo nel nostro corpo, dove alcune parti sono come morte. Non le sentiamo, è come se non esistessero.
Viviamo soltanto con la testa, vale a dire a livello razionale, abbiamo bloccato la nostra vitalità. Oppure abbiamo il dorso, le spalle, il collo contratti, siamo rigidi, senza vita. Ci portiamo dietro alcune parti del nostro corpo come se non ci appartenessero. Ma noi siamo il nostro corpo.
Se una parte del nostro corpo è morta, lo è sempre anche una parte del nostro cuore, della nostra essenza più intima.
Il Sabato santo dovremmo far penetrare la vita di Cristo in tutti i punti morti del nostro corpo.
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