Di sua propria natura, il conflitto porta a vedere nell’altro i limiti e il peccato. Una spiritualità del conflitto presuppone tuttavia che ciascuno si esamini sui suoi limiti e i suoi peccati, in modo che il conflitto si trasformi in occasione di conversione. Vi sarà inoltre così la garanzia che nel conflitto non si cerca la propria verità, bensì la verità; questo esempio di umiltà può anche favorire lo stesso processo di conversione nell’altro. In corrispondenza con questa genuina umiltà, si lascia anche che la storia successiva vada mostrando da quale lato si trovi la verità maggiore; di qui la disponibilità a lasciarsi verificare dai fatti, a cambiare se occorre; in ogni caso, a non mantenere dogmaticamente quanto in un primo momento, sia pure in buona fede, era stato creduto verità.
I criteri di verifica sono forniti, in ultimo termine, dallo stesso Spirito di Dio nel momento presente. Possono però essere descritti sulla base del vangelo: l’annunzio della buona notizia ai poveri, l’assunzione della loro difesa e del loro destino. In questo modo, la Chiesa va somigliando di più a Gesù nella sua vita e nella sua morte, va ottenendo maggior credibilità davanti ai poveri e prediletti di Dio, e va crescendo nella santità, la cui verifica ultima è costituita dalla persecuzione e dal martirio per amore. (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità).
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
mercoledì 3 aprile 2013
Una spiritualità del conflitto presuppone tuttavia che ciascuno si esamini sui suoi limiti e i suoi peccati, in modo che il conflitto si trasformi in occasione di conversione.
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