venerdì 30 maggio 2014

Quando la maternità di Maria viene estesa alla Chiesa, si esprime da una parte l'esperienza della maternità salvifica compiuta dalla comunità cristiana in riferimento ai nuovi figli di Dio, e dall'altra l'interpretazione che ne offriva il cammi­no storico di Maria, reso concreto nella sua presenza.


Maria, la Madre
Carlo Molari
Maria madre della Chiesa
La funzione di Maria, attraverso un nuovo rapporto con i discepoli di Gesù, si è prolungata oltre la morte del figlio: «Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio".
Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,26-27). Quando la maternità di Maria viene estesa alla Chiesa, si esprime da una parte l'esperienza della maternità salvifica compiuta dalla comunità cristiana in riferimento ai nuovi figli di Dio, e dall'altra l'interpretazione che ne offriva il cammi­no storico di Maria, reso concreto nella sua presenza. In altre parole, parlando della maternità di Maria nei confronti della Chiesa, noi abbiamo come referente immediato l'esperienza di far crescere figli di Dio, che la comunità dei credenti fin dall'inizio ha compiuto e compie ancora nella storia, esperienza compresa alla luce della fede di Maria nel compiere la volontà di Dio, del suo amore nell'accompagnare Gesù come madre e del significato che la sua maternità ha avuto nella ri­flessione della comunità credente.

D'altra parte, Maria stessa era espressione di una co­munità di credenti, il piccolo resto di Israele, il gruppo dei poveri che ponevano in Dio la loro speranza. Il Magnificat, con cui la prima comunità cristiana riassu­me i tratti di questa spiritualità (Lc 1,46-55), come ap­paiono nella vita di Maria, traduce in modo esemplare l'esperienza dei primi cristiani, nella cui comunità Dio «operava grandi cose».

La pietà mariana utilizza prevalentemente formule traslate, che hanno una referenza sdoppiata: l'azione salvifica di Dio nella vita di Maria, tradotta nella sua funzione di Madre nei confronti di Gesù, e continuata attraverso la comunità ecclesiale lungo i secoli. L'uso delle formule mariologiche che non tenga conto di questo fatto corre il rischio di mitologia (interpreta­zione in senso proprio di formule traslate) ed è la ra­gione dello sviluppo abnorme di una certa mariologia cattolica degli ultimi due secoli.

Il referente delle formule relative alla funzione salvifica di Maria e quindi al rapporto Maria-Chiesa è l'e­sperienza salvifica della comunità credente. Se questa è carente, anche le espressioni della pietà mariana ne risentono. Esse infatti esprimono qualità o attuali azio­ni di Maria solo in quanto mediate dalla fede e dalla esperienza ecclesiale. La Chiesa infatti continua ora la funzione materna di Maria di far crescere i figli di Dio fino alla statura indicata dal Figlio di Maria, costituito per noi Messia e Signore (At 2,39), «iniziatore e con­sumatore della nostra fede» (Eb 12,2).

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