Il povero, cammino d'unità
...Ma non è solo questo che mi ha insegnato Paolo:
mi ha insegnato qualcos'altro.
Mi ha fatto capire che
in me ci sono degli spazi di odio, di violenza, di depressione, di paura;
ha risvegliato in me alcune profonde ferite di angoscia,
di cui ignoravo l'esistenza e che dormivano nel profondo,
dietro alle mie barriere di potere, capacità, conoscenza, ipocrisia e desiderio di essere ammirato.
Camminando con i poveri,
ho toccato con mano la mia povertà.
Le loro ferite mi hanno fatto percepire le mie.
Mi hanno mostrato la mia paura di seguire davvero Gesù con fede, umiltà e povertà, e quante volte ho voluto fuggire, rifugiarmi nel sapere, nei sogni per il domani, nel potere e nelle sicurezze umane.
Sì, i poveri mi urtano.
Il grido profetico che alzano per essere compresi,
per ottenere un po' di amicizia e perché si dia loro una possibilità,
mi ha rivelato la mia durezza, il mio egoismo, il mio peccato e la mia resistenza ad ogni cambiamento interiore.
Mi hanno fatto capire quanto io sia prigioniero delle mie paure e della mia cultura.
Eppure, io so che la mia alleanza è con loro;
è in loro e con loro che io incontro Gesù Cristo;
Gesù nascosto in chi ha fame o sete,
in chi non ha casa o vestito, in chi è straniero, ammalato o prigioniero;
Gesù la vita del mondo.
JEAN VANIER
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