I domenica di Avvento
Di fronte al futuro
Isaia 2,1-5; Salmo 121; Romani 13,11-14; Matteo 24,37-44
da: Luigi Pozzoli, L'acqua che io vi darò
Edizioni Paoline 2004, pg 9-12
"Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito ...
finché venne il diluvio e inghiottì tutti".
Ci si domanda: che cosa facevano di male?
Se è vero che
il mangiare e il bere,
il prendere moglie e marito
rappresentano la cifra simbolica dell'esistenza,
si deve concludere che
quell'umanità pre-diluviana era impegnata a vivere.
C'è forse una colpa nel voler vivere?
Ammettiamo pure che si vivesse brillantemente:
è forse un peccato cercare di vivere nel modo più confortevole?
Gesù Non rimprovera il fatto che ci fosse questo gusto di vivere,
ma che questo modo esaurisse tutte le ragioni del vivere.
Qualche decennio fa uscì un libro di Marcuse che ebbe molta fortuna,
il cui titolo rimase famoso: L'uomo a una dimensione.
Potremmo servirci di questo titolo
per definire la responsabilità di quei nostri lontani antenati:
erano uomini a una sola dimensione.
Quale dimensione mancava?Quella dell'attesa.
Vivevano immersi totalmente nel presente,
potevano anche pensare al futuro,
ma come ripetizione del presente.
Non avevano per nulla coscienza
o presentimento di un futuro non prevedibile o calcolabile,
ma totalmente nuovo
perché inaugurato da un evento
che avrebbe segnato un capovolgimento della storia dell'umanità.
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
sabato 30 novembre 2013
Gesù Non rimprovera il fatto che ci fosse questo gusto di vivere, ma che questo modo esaurisse tutte le ragioni del vivere.
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