martedì 11 giugno 2013

Quando la santa gioia crebbe

Vi si parla di afflizione e di gioia e della capacità che la comunità ha di trasformare l’una nell’altra. Ed è ciò che si dovrebbe fare anche noi in ogni occasione che lo richieda. 

Una volta, la sera dopo il Giorno del Perdono, la luna rimase coperta dalle nuvole, e il Baalshem non potè uscire a dire la benedizione della luna.
Ciò l’angustiava molto;
ché, come tante volte, anche ora sentiva che un destino imponderabile era affidato all’opera delle sue labbra.
Invano
diresse la sua profonda forza verso la luce del pianeta, per aiutarlo a gettare i suoi gravi veli; ogni volta che mandava qualcuno a vedere, sempre gli veniva risposto che le nuvole s’erano ancora infittite. Finalmente la speranza l’abbandonò.

Intanto i chassidim,
che non sapevano la pena del Baalshem,
si erano riuniti nella parte più esterna della casa e avevano incominciato a danzare,
ché in tal modo solevano festeggiare lietamente il perdono dell’anno,
compiuto attraverso il servizio sacerdotale dello zaddik.
Quando la santa gioia crebbe, invasero danzando la camera del Baalshem.
Presto il fervore li sopraffece,
presero per le mani colui che sedeva afflitto
e lo trassero nel loro girotondo.

In quel momento di fuori risuonò un grido.

Improvvisamente la notte s’era rischiarata;
un splendore mai visto la luna si librava nel cielo purissimo.
(Martin Buber, I racconti dei chassidim)

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