che esso dà — a entrambi, ma forse soprattutto alla donna —
la capacità di vedere al di là dei suoi incantamenti,
ma senza che l’incanto scompaia.
Vedere, in qualche misura, come Dio.
Il Suo amore e la Sua conoscenza non sono distinti l’uno dall’altra, né sono distinti da Lui.
Potremmo quasi dire che Egli vede perché ama,
e quindi ama benché veda.
A volte, Signore, viene la tentazione di dire
che, se tu ci volevi come i gigli della campagna,
avresti potuto darci un’organizzazione più simile alla loro.
Ma proprio qui, immagino, sta il tuo grande esperimento.
Anzi, no: non un esperimento, perché tu non hai bisogno di scoprire nulla.
Meglio dire: la tua grande impresa.
Fare un organismo che sia anche uno spirito;
fare quel terribile ossimoro che è un “animale spirituale”.
Prendere un povero primate,
una bestia coperta di terminazioni nervose,
una creatura con uno stomaco che vuole essere riempito,
un animale riproduttivo che ha bisogno di un compagno,
e dire: “Avanti, forza! Diventa un dio”.
(C.S.Lewis, Diario di un dolore).
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