giovedì 25 aprile 2013

Io conosco il mio cuore. E tu lo conosci meglio. Non è migliore di quello degli uomini a cui mi presento in nome tuo.


Signore, se mi lamento con te di quelli a cui tu mi hai mandato, 
non voglio dire d'essere migliore dei miei fratelli. 
Io conosco il mio cuore. 
E tu lo conosci meglio. 
Non è migliore di quello degli uomini a cui mi presento in nome tuo. 
E so che proprio lamentandomi con te del peso della missione che m'hai affidato, 
faccio, appunto 
come gli altri di cui mi lamento, 
il piccino che vuole farsi consolare, 
che è sempre intento alle sue afflizioni, 
che non sa tacere, 
e dimenticare, 
nella grandezza del tuo servizio, 
le proprie comodità. 
Ma appunto per questo, 
non ho per conto mio già abbastanza da sopportare, 
non è il mio cuore già abbastanza piccolo e debole, 
che debbano anche gli altri confidarmi il peso del loro simile cuore? 
O forse il mio cuore guarisce dalla sua miseria 
se si presta così e si dona 
con pazienza, 
in silenzio, 
senza lamenti; 
se rimane virilmente nel servizio dei fratelli per fare in questo mondo da testimonio 
che il tuo cuore è più grande del nostro, 
che tu sei longanime e paziente, 
che la tua compassione non ci disprezza, 
e la nostra bassezza non basta a spegnere il tuo amore. 
Forse non posso aver maggior cura di me che dimenticandomi per gli altri; il mio cuore si alleggerisce se, giorno per giorno, porta il peso degli altri in silenzio e pazienza. 
E deve essere così, se la missione che m'hai dato è la misericordia che tu hai usato con me: 
tu vuoi ch'io possieda in pazienza la mia anima, 
portando in pazienza quella dei miei fratelli. 
(Karl Rahner, Dio dei miei fratelli).

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