martedì 26 marzo 2013

Non è tempo di rispettare un po’ la marcia dello Spirito, senza scambiarci ogni volta per Lui?

Perché contrapporre le diverse religioni invece di ricercare ciò che esse hanno in comune, malgrado le immense differenze? Noi cattolici abbiamo troppo il complesso del “completo”. Non ci manca nulla. Dio ci ha detto tutto. Penso ad un’amica di New York. Da un cattolicesimo mai vissuto e mai compreso, è passata all’islam. Da allora ella irraggia Dio, fa venire voglia di Dio. Avrei il coraggio di dirle che le sta mancando qualcosa? Non è tempo di rispettare un po’ la marcia dello Spirito, senza scambiarci ogni volta per Lui? “Se non me ne vado, disse Gesù, lo Spirito non verrà” (Gv 16, 7). Lasciamolo dunque venire. Tutti noi abbiamo bisogno di purificarci gli uni gli altri senza rinnegare nulla di ciò che siamo. Dicono che, nell’anno 2000, i mestieri saranno totalmente diversi da quelli di oggi e tuttavia saranno pur sempre dei mestieri da uomini. Anche la Chiesa sarà certo differente ed essa sarà sempre la Chiesa. La sua trasformazione non le verrà forse dall’incontro e dalla mescolanza sempre più intensa di uomini, razze, religioni, cosicché, invece che pensare a distruggersi vicendevolmente, si diano reciprocamente vita, sotto l’influenza dello Spirito? Mons. Guy Riobé chiudeva così il suo famoso articolo, pubblicato ne Le Monde del 16 febbraio 1977: “Nella moltitudine di uomini e donne, cristiani o no, vi sono esseri che cercano, che vogliono un’umanità più umana e che si presta a Dio. Possano essi trovare sul loro cammino una Chiesa spoglia di potere, povera con il suo Dio povero, ritornata all’essenziale, ricca del solo Evangelo”. Questa Chiesa, come non potrebbe incontrarsi con le altre religioni? (François de L’Espinay, La religion des orixas: un autre parole du Dieu unique?)

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