L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
domenica 13 gennaio 2013
una misteriosa adrenalina apre i pori della nostra pelle
Sono le 7 del mattino,
eccomi, sono io,
mi vedo oggi che magari non sto bene,
che nulla va bene,
e fuori è pure freddo eppure,
incredibile, mi sto alzando,
metto le ciabatte, apro la finestra…
anche oggi,
nonostante tutto,
indosso la vita.
Non ne ho motivo e lo faccio.
Ho sfidato la forza di gravità,
e solo per questo dovrei essere contento di me.
Bisognerebbe imparare a guardarsi anche così, da fuori, come in un personale Truman show.
Guardarsi e farsi il tifo, sì il tifo, come per la nostra squadra del cuore, come per un
corridore che pedala in salita:
‘Vai, su, non mollare.
Ti voglio bene.
Mi voglio bene’.
Ogni mattina un soffio di nuovo ci accarezza,
una misteriosa adrenalina apre i pori della nostra pelle,
ci chiama a raccolta, perché il meraviglioso puzzle si deve comporre e
noi ne siamo parte.
Quel vento di vita ci chiede di assecondarlo, di seguirlo.
“Ogni giorno la mia preghiera del mattino è accogliere,
semplicemente accogliere ciò che Dio mi vuol offrire” . Così dice
Arturo Paoli,
100 anni, missionario.
Accogliere.
Cioè dire grazie prima dell’inizio.
Essere contenti a prescindere.
Non è una cosa da poco.
Di solito la nostra mattina si carica di progetti e di impegni,
il soffio di nuovo si appesantisce di aspettative.
Invece, no: grazie, grazie comunque.
Grazie per lo spettacolo,
grazie per il biglietto,
grazie per il viaggio involontario.
“Mi piace stare al mondo” ho sentito dire più volte
da Arturo.
Mi piace stare al mondo.
Vorrei cominciare così, domattina.
Massimo Orlandi
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