venerdì 18 gennaio 2013

considero un dovere sacro quello di uscire all’aperto

Non mi stancherò mai di dirvi che considero un dovere sacro quello di uscire all’aperto e di contemplare la bellezza che ci attornia, e di salutare i luoghi amati, e tutte le creature. Vorrei che ognuno di noi si abituasse alla tenerezza verso ogni creatura, e a renderle servizio. Per esempio: passiamo nel bosco, ecco un alberello che ha bisogno di sostegno. Ecco un ramoscello secco, che si deve togliere dai giovani pini. L’alberello patisce se non gli si toglie il secco. Ecco i processionali da distruggere, sui cipressi, sui pini, sulle querce. Ecco una pianticina di passiflora, che deve essere aiutata nel suo abbarbicarsi. Ecco un cespuglio di fiori solitari nel bosco e sul prato… L’ammirazione e il rispetto ai fiori! Come vorrei ne fossimo tutte penetrate. Lasciamoli vivere all’aperto, e alla gioia dei nostri occhi contemplanti! Non sono le conversazioni spirituali o le letture che maggiormente ci insegnano. È il nostro cuore desto, attento, che amando può servirsi di tutto. Come è sacro il mistero che ci avvolge, e che miracoloso potere di amore ci tocca, ci sostenta quanto l’aria! Io sento il mistero sacro e il miracolo dell’amore in un attimo di comunione col Cristo quanto nella stella e nel passero. E del passero avrò sempre memoria, come della vespa che mi aspettava in cella, della farfalla che visse con me otto giorni, della coccinella e del bruchino lucente sotto il chiostro, del grillo che mi ha fatto compagnia per giorni e della rondinina che mi ascoltava mentre le dicevo la mia confessione in una vigilia della Madonna. Ognuno di questi ricordi mi è presente, e accresce la mia venerazione pensosa verso il mistero dell’amore.
Sorella  Maria  di Campello

Nessun commento:

Posta un commento