Nasce l’”homo absconditus”.
a) Questo è il primo concetto, ed è veramente essenziale: Davanti a Dio nessuno e niente può restare nascosto.
E’ un antichissimo concetto biblico, che troviamo già nelle prime pagine della Genesi, in cui si parla delle prime creature umane.
Adamo ed Eva, consapevoli di aver rotto il rapporto di fiducia con il Signore, non vogliono incontrarlo e si nascondono. Ma Dio li cerca e chiama: Adamo dove sei?
b) Si può dire che lo Jahvista abbia colto uno degli aspetti più problematici e costanti della natura umana. L’uomo è questo essere che ingrato, che non ama che venga allo scoperto quello che n’è nel suo profondo. Non ama che altri vi mettano gli occhi.
Che si tratti di Dio o che si tratti di altri.
La parte più profonda di sé, sente di doverla tenere nascosta. Quello che ha nella mente. Quello che ha nel cuore. Quello che è dentro e gli altri non vedono.
Perché quello che gli altri vedono è il suo esteriore. Ma è quello che è e su cui l’uomo non può far molto.
c) L’essere umano si rende conto di questo sé nascosto. In questo senso è “homo sapiens”.
Anche se non sa darsene una ragione.
E’ una caratteristica tutta umana. Non c’è negli altri esseri viventi questa dissociazione tra io esteriore ed io interiore. Essa fa parte del mistero dell’uomo.
Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992
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