giovedì 1 marzo 2012

emplicemente accettarli come inviti a salire più su e più vicino


Non appena arrivai a Daybreak, Linda, una donna giovane e bella con la sindrome di Down, mi gettò le braccia al collo e disse: «Benvenuto». Fa così con ogni nuovo arrivato, e lo fa ogni volta con convinzione e amore senza riserve. Ma come ricevere un abbraccio del genere? Linda non mi aveva mai incontrato. Non aveva la minima cognizione di come ero vissuto prima di andare a Daybreak. Non aveva mai avuto occasione di incontrare il mio lato oscuro, né di scoprire i miei angoli di luce. Non aveva mai letto nessuno dei miei libri, non mi aveva mai sentito parlare né mai aveva avuto una qualche conversazione con me.
Avrei dovuto solo sorridere, definirla graziosa e passare oltre come se niente fosse accaduto? Oppure anche Linda stava in qualche modo sulla pedana e con il suo gesto diceva: «Avanti, non essere scontroso, tuo Padre vuole trattenere anche te!». Sembra così ogni volta che devo fare una scelta tra "spiegare" questi gesti o semplicemente accettarli come inviti a salire più su e più vicino - si tratti del benvenuto di Linda, la stretta di mano di Bill, il sorriso di Gregory, il silenzio di Adam o le parole di Raymond.
HENRI J. M. NOUWEN

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