mercoledì 30 aprile 2014

ma forse erano anche barricati dentro da un'altra paura, ancora più devastante, che era la paura per come avevano reagito, per come si erano comportati nei giorni della cattura e della crocifissione del loro maestro


Ma c'è bisogno di pace dentro di noi, una pace che liberi anche noi -come un giorno gli apostoli- dalle paure, dalle paure che ci bloccano dentro. A volte mi capita di pensare che i discepoli erano barricati sì anche per la paura dei Giudei, ma forse erano anche barricati dentro da un'altra paura, ancora più devastante, che era la paura per come avevano reagito, per come si erano comportati nei giorni della cattura e della crocifissione del loro maestro. Bloccati, come a noi succede, dalla delusione verso se stessi, una delusione che genera inquietudine, genera frustrazione, genera paura.
E Gesù che, come prima parola, dice una parola di pace. E anche la Chiesa dovrebbe dire come prima parola sempre questa: non una parola di condanna, ma di pace: "Non temere, va' in pace".
Ed è sorprendente, ma anche ricca di significati, nel brano, la connessione tra pace e segno delle ferite.
Disse loro: "Pace a voi". Detto questo mostrò loro le mani e il costato.
Disse: "Pace a voi". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel costato".
La visione di quelle ferite, che potrebbe ingenerare paura -la paura e lo sconforto per i nostri tradimenti- dà invece pace.
L'evangelista Giovanni ricorda il costato "metti la tua mano nel costato". Non possiamo dimenticare che Giovanni, unico evangelista, ha parlato nel suo vangelo della lancia che ha aperto il costato del Signore sulla croce.
Attraverso quella ferita -dicono i mistici- attraverso l'apertura del costato, tu hai accesso al cuore di Cristo: un territorio ora invaso, invaso da tutti, una dimora per tutti noi, una dimora di pace, per tutti.
Don Angelo Casati

Le ferite, proprio perché vi leggi l'amore di un Dio che ci ha amati sino alla fine, quelle ferite, ci danno pace. Pace a voi. State in pace.

Non ci rimane tempo di indugiare su Tommaso, l'uomo del dubbio,il primo dei credenti.

Una cosa però vorremmo -ancora una volta- sottolineare: che la chiesa degli inizi, per chiusa che fosse, non aveva chiuso la porta in faccia all'uomo del dubbio... non l'aveva messo alla porte.

Il non credente, l'uomo del dubbio è in mezzo a loro.

Un'accoglienza che -a mio avviso- ha qualcosa da suggerire alla chiesa di oggi.

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