L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
mercoledì 9 ottobre 2013
Bisogna confidare nella sua misericordia, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse.
ACCETTARE LA PROPRIA DEBOLEZZA (Pensieri sull'amore di Dio 3, 12)
«Non lamentiamoci dei nostri timori né ci scoraggi vedere la debolezza della nostra natura e dei nostri sforzi.
Piuttosto cerchiamo di rafforzarci nell'umiltà
e di renderci ben conto di quanto siano limitate le nostre possibilità e del fatto che,
senza l'aiuto di Dio,
non siamo nulla.
Bisogna confidare nella sua misericordia, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse.
Non senza una profonda ragione nostro Signore ha voluto manifestare debolezza.
È chiaro che non la sentiva,
essendo egli la stessa forza;
ma l'ha fatto per nostra consolazione,
per mostrarci quanto sia opportuno
passare dai desideri alle opere e indurci a considerare che,
quando un'anima comincia a mortificarsi,
tutto le riesce gravoso.
Se si accinge a lasciare le proprie comodità, che pena!
Se a trascurare l'onore, che tormento!
Se deve sopportare una parola ostile, che cosa intollerabile!
Insomma, è assalita da ogni parte da tristezze mortali.
Ma, appena si deciderà a morire al mondo, si vedrà libera da queste pene;
anzi, non nutrirà più alcun timore di lamentarsi,
una volta conseguita la pace richiesta dalla sposa».
Santa Teresa d'Avila
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