lunedì 3 settembre 2012

È il primo movimento del cuore. Il primo movimento è quello buono.


La carità, dice Dio, non mi stupisce. Non è un fatto sorprendente. Queste povere creature sono così infelici, che a meno di avere un cuore di pietra, come non avrebbero carità le une verso le altre? Come non avrebbero carità verso i loro fratelli? Come non si toglierebbero il pane di bocca, il pane quotidiano, per darlo a dei bambini infelici? E mio figlio ha avuto una tale carità verso di loro. Mio figlio, loro fratello. Una carità così grande…
La carità è spontanea. Cammina da sola. Per amare il prossimo, basta lasciarsi andare, basta guardare tanta miseria. Per non amare il prossimo, bisognerebbe far violenza a se stessi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi, irrigidirsi, farsi del male. Snaturarsi, rovesciarsi. Superare se stessi. La carità sgorga in modo del tutto naturale, è semplice, è a portata di mano. È il primo movimento del cuore. Il primo movimento è quello buono.
La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, figlio mio, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orec­chie.
A tante grida di desolazione.
(Ch. Pèguy)

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