martedì 19 giugno 2012

il toccare che salva.


A volte mi prende un'emozione a guardare il palmo della mano che si offre a ricevere il pane dell'Eucarestia. Ci sono mani - quante mani - che raccontano un desiderio.
E vorrei aggiungere: le mani che annullano le barriere, che cancellano le distanze, che sfatano i pregiudizi.
La donna, l'emorroissa, con le sue mani ha cancellato l'immagine di un Dio che divide puro e impuro, quel tipo di religione seconda la quale lei era impura e toccando avrebbe reso impuro il Rabbì di Nazaret.
"Figlia, la tua fede ti ha salvata" - le disse Gesù -. Ma dove Gesù ha letto la fede di quella donna, se non in quelle mani che superavano le codificazioni tra puro e impuro?
Ed è impressionante anche osservare come Gesù non si senta toccato dalla folla. Tutta la folla gli si stringe attorno, è pressato da ogni parte. Non si sente toccato.
Quasi volesse mettere un'interrogazione, un'interrogazione forte sulle manifestazioni esteriori.
Anche nell'episodio della bambina dodicenne, senti tutto il disagio di Gesù, il rifiuto dello strepito esteriore: "Perché fate tanto strepito, cacciate tutti fuori".
Ecco, ve lo immaginate un Gesù che fa miracoli in uno stadio o in un palazzetto dello sport?
Il toccare, il farsi toccare viene nella segretezza, la segretezza del cuore, la segretezza e la profondità che illumina i nostri gesti.
Senza questa segretezza, senza questa profondità -ci dice Gesù- c'è un pigiare, ma non c'è il toccare che salva.
Angelo Casati

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