Cardinale Giovanni Battista Montini, Milano, 1960
Quasi a commento di quanto riportato sopra, il vangelo (Mc 6,1-6) della liturgia odierna
IV tempo ordinario (B) ci fa capire come l'abitudine a Cristo ci da per scontato (ridurlo all'essere solo il figlio del falegname) che lo conosciamo completamente.
Quel Crediamo di conoscerlo, di averlo studiato, crediamo di sapere tutto, ci impedisce di confrontarci con la Grazia che abbiamo ricevuto ed essere cristiani.
Il vangelo odierno va letto
seguendo due piste basilari: la prima riguarda le motivazioni del
rifiuto di Gesù da parte dei cittadini di Nazaret; la seconda
riguarda il senso che questo episodio riveste nel discepolato
cristiano.
Quanto alle ragioni dell’ostilità
sperimentata da Gesù nella sua città, possiamo dire che, secondo
Matteo e Marco, il problema sta nella convinzione di sapere tutto su
Gesù. Gli abitanti di Nazaret, per il fatto di essere stati per
lunghi anni vicini a Cristo e ai suoi parenti, sono convinti di
conoscerlo troppo bene, e perciò hanno una grande difficoltà a
scoprire la sua identità reale, a cui non si accede per esperienza
di umana frequentazione, ma mediante la fede. Le domande riportate
dai sinottici: “Non è costui
il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses,
di Giuda, di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”
(Mc 6,3; cfr. Mt 13,55-56), sottolineano come la tentazione
dell’abitudine possa divenire una forza capace di spegnere la
percezione del valore delle cose e, con essa, anche il senso della
gratitudine, perché non si percepisce più il valore del dono di
Dio, reso scontato dall’abitudine. Qui entriamo nella seconda
pista: la grazia del discepolato cristiano, nel corso degli anni, può
perdere, nella nostra coscienza, il carattere del dono. Infatti,
l’eccessiva facilità di accedere alle sorgenti della grazia, non
di rado può offuscarne il valore. Solo i Magi sanno quanto è
costato loro il lungo viaggio fino a Betlemme, per adorare il
Bambino, ma gli abitanti della zona rimangono indifferenti all’evento
che si realizza vicino a loro. Erode si è perfino turbato, temendo
una minaccia per il suo potere. Gli abitanti di Nazaret sono insomma
un simbolo dell’empietà in cui talvolta possono cadere gli
specialisti del sacro. (don Vincenzo Cuffaro)
Nessun commento:
Posta un commento