L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
sabato 28 gennaio 2012
delle passerelle artificiali
La vita che ama.
È duro incontrare gli altri e sentirsi malati in se stessi.
Si cercano per incontrarli delle passerelle artificiali.
Si inventano delle ricette.
Si immagina una lingua che non sarà più la nostra lingua e che per loro sarà
intelleggibile.
A sentirli così diversi da ciò che noi siamo, abbiamo la tentazione di andare in
una fiera di uniformi, di comprare un costume che ci rende simili a loro.
Ci inchiniamo verso la tecnica; ci scolliamo dalla vita.
La vita esteriore ci distrae dalla vita zampillante che freme in noi. La vita
esteriore ci fa dubitare del solo necessario che, nascosto nel più profondo di
noi stessi, ci renderebbe adatti ad ogni incontro, ad ogni incrocio della strada,
ad ogni amore. Una piccola storia del mondo dei pesci ci è servita come parabola per riportarci
a questa vita che sola insegna l’amore.
Vi erano in una caverna sottomarina, protetti da ogni luce, dei pesci ciechi.
Uno studioso ne prese qualcuno e lo mise in un acquario oscuro. Poco a poco vi
introdusse della luce finché tutta l’acqua fu rischiarata.
Sotto l’azione del giorno, lentamente, la specie dei pesci si modificò.
Degli occhi gradualmente si formarono. I pesci ciechi divennero pesci vedenti.
La vita li aveva adattati all’ombra.
La stessa vita li adattò alla luce.
Per questa metamorfosi, fu loro sufficiente essere viventi.
Così per noi.
Attraverso le ore delle nostre giornate e i giorni di ogni anno, attraversiamo
moltitudini di persone. Talvolta siamo presso dei ciechi, talvolta presso dei
chiaroveggenti e talvolta presso dei vedenti.
Facciamo la strada con quelli che sono nella gioia, domani saremo con quelli
che soffrono.
Incrociamo i sorrisi, incrociamo le lacrime.
Ma, in mezzo a tutti costoro, noi restiamo dei viventi e questi viventi che siamo
portano in se stessi il germe di tutte le trasformazioni necessarie.
Al pesce cieco non fu chiesto che di continuare ad abitare nell’acqua viva per
essere lui stesso vivente, e la sua vita gli ha donato degli occhi quando l’acqua
fu resa luminosa.
A noi non viene chiesto che di restare nella sorgente zampillante di Dio.
A lui di donarci gli occhi.
A lui di donarci il cuore.
A lui di donarci l’amore.
Madeleine Delbrêl
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