Prendo da un appunto ( http://www.sullasoglia.it/articoli-casati/gennaio-2011.htm) di Don Angelo Casati. Le sue parole sono sempre attuali e pregnanti perchè hanno nutrimento dalla Parola. Siccome non so scrivere come Lui, ne leggiamo insieme la parte centrale.
Oggi, che l'anno si è srotolato già di qualche giorno, mi succede di fermarmi a pensare. Chi più, chi meno, forse tutti, sulla soglia dell'anno nuovo abbiamo augurato alla nostra casa, alla casa dei nostri amici, alla casa delle chiesa, alla casa del nostro paese, alla grande casa della terra un anno "buono". Sarebbe estremamente importante che da quelle parole di augurio ci sentissimo impegnati, così come sarebbe bello che sempre sentissimo la responsabilità della parole che diciamo e dunque responsabili anche di quell'augurio, e dunque chiamati oggi a fare tutto quello che è nelle nostre mani perché l'anno sia buono, perché il degrado sia allontanato, perché quanto nelle parole abbiamo evocato come bello almeno in parte, per la nostra parte, si realizzi.
E' il desiderio che ho trovato nella parole di Mario Luzi, :Vorrei arrivare al varco
con pochi essenziali bagagli,
liberato da molti inutili,
inerziali pesi e zavorre
di cui l'epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.
E vorrei passare questa soglia
sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni
di scienza e di pensiero
e dalle immagini irrevocabili
per intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.
Occorre, credo, una liberazione,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire
alla prima primavera.
con pochi essenziali bagagli,
liberato da molti inutili,
inerziali pesi e zavorre
di cui l'epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.
E vorrei passare questa soglia
sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni
di scienza e di pensiero
e dalle immagini irrevocabili
per intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.
Occorre, credo, una liberazione,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire
alla prima primavera.
"Sostenuto" scrive Mario Luzi "dalle immagini irrevocabili per intensità e bellezza che sono rimaste come retaggio". Non tutte le immagini hanno il dono atteso e provvidenziale di sostenerci. Altre hanno il potere funereo di deprimerci. Mi sono chiesto se a piegare e intristire i volti, a farli vuoti di accensioni non sia anche lo scorrere insistente di parole e di immagini di degrado nei nostri occhi. Quasi assistessimo a un diluvio di distruzione e azzeramento. Anche per questo mi ritrovo sempre più a inseguire per sete d'anima le rare immagini irrevocabili per intensità e bellezza che ci sono rimaste come retaggio. Vanno disseppellite. Con tutta la nostra passione disseppellite, qualora per disavventura le immagini del degrado le avessero soffocate o costrette all'angolo o persino costrette all'esilio.
Mesi fa, mi suonò come nuovo, nella versione che ne dava, un biblista, Don Gianantonio Borgonovo, un versetto del rotolo di Isaia. "Ascoltatemi, ascoltatemi …" è scritto. E dunque un invito ripetuto, pressante, urgente: "Ascoltatemi, ascoltatemi, mangiate la bellezza" (Is 52,2)
Mi fermai come sorpreso alla lettura. Mi sentivo nascere dal di dentro una domanda: "Di che cosa ci nutriamo? Di che cosa nutriamo anima e pensieri?". Mi interrogavo: "Stiamo mangiando bellezza? Stiamo mangiando bellezza o stiamo mangiando parole che sono scialo di squallore, di disgusto, di degrado, di egoismi, di intolleranza, di miopie dello spirito, di insensatezza del vivere?". Le parole degradate ci fanno degradati, le parole della bellezza ci fanno donne e uomini della bellezza, della bellezza del vivere e della bellezza della terra.
Ma nel silenzio dei pensieri e delle preghiere, sentivo anche bussare alla porta dell'anno due altre immagini, quasi fossero sorelle della bellezza, non potevano mancare, chiedevano accoglienza, due immagini che hanno trovato profumo di ospitalità non solo nelle pagine dei libri cosiddetti sacri, ma anche in pagine di libri chiamati, forse solo per insipienza, profani, non sacri: le immagini del vento e del fuoco...
Sulla soglia dell'anno ci auguriamo bellezza, vento e fuoco. Ce li auguriamo, e dunque ci impegniamo. Perché delle parole che diciamo ci sentiamo responsabili. Davanti a Dio cui le affidiamo e davanti alle donne e agli uomini con cui camminiamo.
"Su di noi sia la bellezza del nostro Dio
conferma per noi il lavoro della nostre mani
porta a termine ogni nostro lavoro" (Sal 90,17).
conferma per noi il lavoro della nostre mani
porta a termine ogni nostro lavoro" (Sal 90,17).
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