martedì 24 aprile 2012

Mi manchi, Signore

Mi manchi. 
Mi manchi terribilmente. 
Da togliere il fiato. 
Leggo e rileggo le tue parole, 
con innamorata ostinazione.
Mi piego su questa pagina, 
e mi fa male non sentire
il ritmo del tuo respiro, 
il suono amico della tua voce. 
Mi manchi, 
e la tua assenza mi ferisce, 
come la lama che,
distratta,
attraversa la pelle 
e strappa alla carne un lacrima rossa. 
Mi manchi, Signore, 
e la preghiera 
oggi
è un rincorrere il vento;
è ascoltare una musica
che nessuno strumento può produrre.
Mi manchi, Signore, 
perché, 
di tanto in tanto, 
ho bisogno
di toccare, 
di vedere, 
di sentire profumi.
E tu, ora, 
non sei a portata di mano, 
non stai davanti ai miei occhi, 
non hai l’odore buono di chi ama.
Mi manchi, Signore, 
e la fede 
ne soffre, 
come di una malattia mortale. 
Senza cura.
Mi manchi, Signore, 
eppure, 
so,
quando mi allontano 
su versanti ripidi 
e pendii pietrosi;
quando fuggo le tue strade
per capriccio e per dispetto;
quando ti volto le spalle,
in un impeto di altezzoso disprezzo,
so, 
che io manco a te, 
ancora di più.
Per questo,
ad ogni ritorno, 
pretendo di averti qui
come uomo fedele, 
come Dio paziente.
È questa distanza 
che ci unisce. 
La tua assenza 
mi alimenta.
La tua presenza
mi disseta.
Amen. 

(Emily Schenker)

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