“Eppure, in quella svergognata e puntigliosa ragazzina
una bellezza risplendeva
ch’egli non riusciva a definire
per cui era diversa da tutte le altre ragazze come lei,
pronte a rispondere al telefono.
Le altre, al paragone, erano morte.
In lei, Laide,
viveva meravigliosamente la città,
dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente.
Nella degradazione degli animi e delle cose,
fra suoni e luci equivoci,
all’ombra tetra dei condomini,
fra le muraglie di cemento e di gesso,
nella frenetica desolazione,
una specie di fiore”.
(“Un amore”, Dino Buzzati)
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