Avete soffocato l'afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth,
esaltandone il divino
e mettendo da parte la sua umanità.
Maria è donna, donna sola con un figlio,
vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio.
Era un'ebrea in una terra oppressa dai Romani,
rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione.
Maria fu una profuga.
Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio
che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio.
Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice.
Maria donna dell'assemblea,
che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo.
Statue e immaginette l'hanno legata,
rappresentata in posa statica tra nubi e lune,
lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua.
Donna dai sandali consunti
per le passeggiate montane,
per far visita alla sua parente,
per annunciare.
Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo "Madre!".
Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.
(Romero, Dalle omelie del mese di maggio)
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
sabato 24 maggio 2014
Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento